Manovre sottobanco per bruciare rifiuti in Cementeria

Sindaco e Assessore all’Ambiente hanno pubblicamente sostenuto di essere stati informati solo ufficiosamente dalla Provincia di Padova della richiesta di utilizzo del CSS nella Cementeria di Monselice. In realtà la documentazione era presente negli uffici comunali dal 22 luglio 2016, ma nessuno si è preoccupato di renderlo noto ai Consiglieri Comunali, alla commissione ambiente, ai cittadini. Anzi…

COMUNICATO

Partiamo dalla constatazione che i nostri amministratori comunali non l’hanno raccontata giusta. Prima di ferragosto abbiamo reso nota la presenza di un progetto per l’utilizzo del CSS (Combustibile Solido Secondario) come combustibile nei forni della Cementeria di Monselice e abbiamo messo a conoscenza dei cittadini la notizia di un incontro “riservato” tra i vertici dei cementieri e la maggioranza consigliare.

Il Sindaco Francesco Lunghi e l’assessore all’ambiente Giorgia Bedin si sono affrettati a difendere la proposta dei cementieri, sostenendo comunque di essere stati semplicemente informati ufficiosamente dalla Provincia dell’esistenza di tale progetto. Informalmente hanno persino dichiarato che non esistevano atti agli uffici comunali.

In realtà la documentazione era presente negli uffici comunali dal 22 luglio 2016, ma nessuno si è preoccupato di renderlo pubblico ai Consiglieri Comunali, alla commissione ambiente, ai cittadini. Anzi, l’ordine non scritto, era quello del silenzio e della riservatezza.

Il motivo è facile intuirlo: la Provincia deve rispondere entro 60 gg ed evidentemente si voleva tenere tutto nascosto fino a quella data, per far trovare tutti di fronte al fatto compiuto. E, guarda caso la Provincia  ha convocato la CTPA (Commissione Tecnica Provinciale Ambiente) il 21 settembre, ultimo giorno utile.

Intanto, dall’analisi del progetto presentato, emergono particolari più precisi. Le modifiche richieste dai vertici della Cementeria prevedono la possibilità di sostituire fino al 50% massimo dell’energia termica immessa nel forno, mediante utilizzo di CSS-combustibile.

Ciò significa, considerando una capacità massima di produzione clinker pari a 2.100 t/giorno (oggi autorizzata) e un potere calorifico inferiore per il CSS-combustibile, che si punta a ridurre il consumo annuo di Pet-coke da 74.050 t a 37.025 ton, grazie all’utilizzo di circa 52.000 t/anno di CSS-combustibile (corrispondente a 157 t/g).  

Un quantitativo di rifiuti bruciati pari a quelli di una linea dell’inceneritore di Camin.

Il tentativo, che sta trovando nella Provincia un atteggiamento accomodante, è quello di far passare il progetto senza una Valutazione d’Impatto Ambientale, ma con il semplice accoglimento di una “Modifica non sostanziale dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) per la parziale sostituzione dei combustibili autorizzati per l’impianto di cottura del clinker (pet-coke e carbone fossile) con combustibile solido secondario (css) -non rifiuto-”. Il tutto corredato da uno studio di parte che sostiene addirittura una riduzione delle emissioni inquinanti.

Ribadiamo che gli studi indipendenti sostengono esattamente il contrario e parlano chiaramente di un aumento dei microinquinanti (diossine e metalli pesanti), che si riverserebbero su tutto il territorio. Ci troveremmo a fare i conti con un cementificio che brucia rifiuti ma con limiti di emissione da 2 a 9 volte maggiori rispetto a quelli degli inceneritori.

Quello che non scrivono nei loro documenti, è il valore di quest’affare. Per i cementieri svariati milioni di euro guadagnati utilizzando CSS (fornito dalla Plan Eco srl di Cittadella), mentre per lavoratori e popolazione si prospetta un maggior inquinamento con conseguenti effetti nefasti.

Comune e Provincia, prima di assecondare questa richiesta devono aprire un serio confronto negli ambiti istituzionali, con gli esperti in materia, con i Comitati e le Associazioni, ma soprattutto con la popolazione coinvolta.

Invitiamo i cittadini a far sentire la propria voce subito, prima che arrivino provvedimenti capaci di produrre danni irreparabili.

Comitato Popolare “lasciateci respirare”

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