La spasmodica ricerca di reclamizzare la “sostenibilità” è messa in atto da un’industria insalubre di 1° classe, definita incompatibile con lo sviluppo del Parco Regionale dei Colli Euganei. Il Comitato Popolare “Lasciateci Respirare” di Monselice scrive una lettera aperta a scuole, associazioni, Contrade e Parrocchie affinché vi sia una riflessione ponderata e attenta quando la Cementeria arriva ad aprire le porte, mettendo a disposizione spazi e incentivi economici.
Gentile Associazione, Gruppo sociale, Istituzione scolastica e/o religiosa,
Monselice è una bellissima ed interessante cittadina murata, ricca di storia e biodiversità, custodita nel Parco Regionale dei Colli Euganei. È però anche sede di una cementeria, classificata dalla legge come un’industria “insalubre di prima classe[1]”. L’impianto risale alla metà del secolo scorso ed è collocato alle pendici del Montericco, a pochi passi dal centro storico, vicino ad una scuola elementare e ad un asilo. Non è certo l’unica industria presente a Monselice, ci sono molte altre imprese, anche multinazionali – situate nella zona industriale – che danno occupazione e lavoro favorendo lo sviluppo socio economico del nostro territorio. L’impianto che desideriamo portare alla vostra attenzione è la cementeria Buzzi Unicem che da tempo tiene particolarmente a reclamizzare la sua “sostenibilità” e cerca in tutti i modi di acquisire consenso nel campo della promozione sociale, artistica e culturale.
Le altre aziende di Monselice invece non perseguono questa strada. Vi siete chiesti perchè lo fa? Partiamo da un punto fermo: la ricerca di propagandare la “sostenibilità” è messa in atto da un’industria insalubre che, oltretutto, è definita incompatibile con lo sviluppo del Parco Regionale dei Colli Euganei[2].
Dal 2016 la cementeria ha dichiarato l’interesse di utilizzare combustibili derivati dai rifiuti (CSS) nel processo produttivo, presentando tale pratica come “virtuosa” e “ambientalmente sostenibile”, anzi, addirittura “migliorativa”.
Da un punto di vista scientifico e normativo, l’incenerimento dei materiali da rifiuti è stato classificato dalla Comunità Europea tra le attività che possono creare danni significativi alla salute e all’ambiente, contraria all’economia circolare, tanto da escluderla formalmente dalla possibilità di utilizzo dei fondi del PNRR[3].
In questo contesto, è notizia recente che dentro la cementeria è stato rappresentato un evento, con la partecipazione di oltre 200 studenti delle scuole del territorio, avente per tema la Costituzione. Sul piazzale davanti all’impianto è stato addirittura organizzato dalla Croce Rossa Italiana uno screening gratuito per la prevenzione sanitaria. Anche la locandina di questa iniziativa riportava in bella mostra il logo della multinazionale del cemento[4].
A seguito di queste iniziative ed ai numerosi segnali di sconcerto che abbiamo ricevuto abbiamo sentito il dovere di scrivervi: siamo un gruppo di cittadini, di giovani, di genitori, di meno giovani che da anni partecipano ai lavori del Consiglio Comunale e della Commissione Cementeria[5], durante i quali sono stati affrontati e discussi in modo oggettivo e su basi scientifiche i temi della presenza di un impianto insalubre a ridosso del centro abitato, le sue modalità di funzionamento e il suo impatto sull’inquinamento e sulla salute.
L’inquinamento e le preoccupazioni del nostro territorio non sono il sintomo di emotività incontrollata, ma trovano fondamento nelle indagini ambientali già agli atti eseguite negli ultimi anni dagli enti di controllo della Regione Veneto: ARPAV e USL.
Tracce rilevanti di Diossine, Furani, IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), PCB (PoliCloroBifenili), sostanze altamente tossiche, cancerogene ed interferenti endocrini, sono state misurate nei terreni del Montericco e nel grasso di due galline allevate all’aperto alle pendici del colle, animali che sono risultati non commestibili. È stato inoltre necessario bonificare il terreno del giardino interno della scuola primaria Giorgio Cini, per eliminare le sostanze inquinanti frutto di deposizioni.
Per tutelare la salute del territorio contro i progetti di incenerimento dei rifiuti all’interno del Parco dei Colli Euganei, al fianco dei cittadini e del Comune di Monselice si sono da tempo schierate le maggiori associazioni di categoria del territorio – CIA, Coldiretti, Confesercenti, Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, i rappresentanti del comparto delle Terme Euganee, i sindaci e le amministrazioni dei comuni della comunità del Parco.
Per questo Vi chiediamo una riflessione ponderata e attenta quando Buzzi Unicem si proporrà di aprire a Voi le porte, mettendo a disposizione spazi e incentivi che nessuna altra industria di Monselice offre in modo analogo.
Il futuro di Monselice e del nostro territorio deve essere costruito adesso, con la partecipazione attiva di tutte le forze sociali, non può ridursi a merce di scambio tra interessi particolari.
Il consenso può essere comprato?
La salute e l’ambiente sono valori da barattare con qualche evento artistico, teatrale, sportivo?
Vi chiediamo disponibilità a potere approfondire questi argomenti complessi in un momento di confronto aperto e trasparente, basato su conoscenze tecnico scientifiche oggettive, condividendo insieme un percorso di crescita comune, pensando prioritariamente alla formazione delle nuove generazioni[6].
Ignorare la realtà, appiattirsi acriticamente su una narrazione unilaterale, dettata da legittimi interessi economici di un particolarissimo stabilimento industriale de-contestualizzato rispetto al Parco Regionale dei Colli Euganei, nuoce gravemente alla salute di tutto il nostro contesto sociale e può minare alle fondamenta quegli stessi valori su cui si fondano le realtà associative, scolastiche e religiose.
Vi ringraziamo per l’attenzione ed il tempo che avete dedicato a questa lettera che abbiamo scritto con il cuore e con il solo intento di tutelare i cittadini e il futuro della nostra terra.
Comitato Popolare Lasciateci Respirare Monselice
Per approfondimenti:
1 art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie
2 Piano ambientale – art. 19 Articolo – Attività ed impianti incompatibili o ad alto impatto ambientale. “Sono incompatibili con le finalità del Parco le seguenti attività ed impianti: (…)
gli impianti produttivi ad alto impatto ambientale, quali le cementerie.” Documento al link
http://www.parcocollieuganei.com/pagina.php?id=79
3 Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’incenerimento dei rifiuti è considerato un’attività che arreca un danno significativo all’ambiente. Proprio per questo, gli impianti che bruciano rifiuti per produrre energia, sono esclusi dalla tassonomia della finanza UE. Ed anche nel Regolamento Ue 2020/852 la tassonomia Ue non include l’incenerimento tra le tecnologie che prevengono i cambiamenti climatici.
4 E’ opportuno ricordare in questo contesto i due articoli dell’atto costitutivo del nostro stato, per la tutela dell’ambiente e per il diritto a vivere in un contesto salubre:
art.9: la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Art. 41: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
Per un approfondimento alla tutela dell’ambiente in costituzione commento al link:
5 Lavori della commissione Comunale sulla Cementeria, link con le relazioni tecniche e i dati ambientali di inquinamento e contenzioso
https://www.comune.monselice.padova.it/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20138
6 Si rimanda ad un importante passo dell’enciclica dei Papa Francesco:
182. La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare ed a un dibattito approfondito.
183. Uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma. Va inserito fin dall’inizio e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica. Dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza. I risultati economici si potranno così prevedere in modo più realistico, tenendo conto degli scenari possibili ed eventualmente anticipando la necessità di un investimento maggiore per risolvere effetti indesiderati che possano essere corretti. È sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato. Bisogna abbandonare l’idea di “interventi” sull’ambiente, per dar luogo a politiche pensate e dibattute da tutte le parti interessate. La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.