Il 25 settembre alle elezioni vincerà l’antropocentrismo?

In questi giorni di campagna elettorale si parla (giustamente) molto di crisi energetica, di rincaro delle bollette e d’inflazione. Meno centrale la crisi climatica, sottostimata l’ingiustizia sociale che sta portando a milioni di nuovi poveri, minimizzato l’aspetto dei diritti civili e delle discriminazioni. Ci siamo presi l’onere di analizzare i programmi elettorali di alcune forze politiche, per un confronto e alcune considerazioni, sul tema dei diritti degli animali e delle piante.

Abbiamo così scoperto che sono stati pressoché dimenticati da quasi da tutte le alleanze politiche e che si fa sempre più forte la distinzione tra animali d’affezione (da proteggere) ed animali selvatici (da sconfiggere).

La caccia? Un tema che solo il M5S affronta di petto, mentre per Carlo Calenda e Matteo Renzi gli unici animali degni d’attenzione sono quelli della filiera alimentare.

Alleanza Verdi e Sinistra invece dedicano un ampio spazio nel loro programma elettorale alla salvaguardia degli ecosistemi e soprattutto avanzano la proposta che «Gli animali domestici e quelli selvatici non siano più considerati oggetti ma esseri senzienti come indicatonell’art. 9 della Costituzione da poco modificato». Per la maggioranza dei politici gli animali o si trovano in un piatto da portata, o vengono visti come un nemico da cacciare e sconfiggere o ancora possono diventare un oggetto d’arredamento da sfoggiare in qualche selfie ed operazione di marketing politico.

La giornalista Diana Letizia ha proposto per Kodami  “Agganciati a una liana nella giungla delle elezioni: dalla pochezza del Pd all’antropocentrismo del centrodestra” un’approfondimento dei programmi dei maggiori partiti italiani che non ci restituisce certo un panorama di azioni volte ai loro diritti e alla loro tutela, ma anzi, sottolinea in modo palese come i politici non considerino l’esistenza di altri esseri viventi… già si dimenticano degli umani, non potevamo certo pensare che si ricordassero dell’esistenza e del rispetto verso ciò che permette all’Homo sapiens di vivere sulla Terra.

Eppure, il 50% degli italiani vive accanto ad un’animale, ma questa mancanza di attenzione nei programmi elettorali ad oggi non ha suscitato nessuna reazione.

Se gli animali che vivono nelle nostre case, negli allevamenti e nella libertà dei boschi e degli spazi verdi potessero votare, per che simbolo propenderebbe la punta della loro matita?

Forse voterebbero per Alleanza Verdi – Sinistra, gli unici a scrivere un passaggio molto importante: «gli animali esistono come soggetti a sé e non solo in funzione del nostro antropocentrismo». Per fare questo dedicano un capitolo nel loro programma dal titolo “Tutela legale e istituzionale degli animali” e propongono di «Istituire un garante nazionale dei diritti degli animali e un dipartimento presso la presidenza del consiglio che unifichi le competenze sugli animali ora divise tra i Ministeri della salute, della transizione ecologica, delle politiche agricole, della cultura». Un’altra nota degna di attenzione è quella di superare la sperimentazione animale e di dedicare sforzi ed azioni verso la tutela e l’aumento della biodiversità.

Anche il M5S non si è scordato dell’esistenza di “qualcosa di non umano”, esponendosi contro la caccia, il bracconaggio e le violenze e proponendo un cashback veterinario per supportare le spese (e qui c’è anche l’attenzione verso le fasce della popolazione meno abbienti). “Dalla parte degli animali” è il titolo del loro capitolo nel programma elettorale e dentro c’è anche una nota importante quella della repressione della criminalità organizzata con il contrasto alle agromafie.

Il Partito Democratico, concentrato a cercare voti tra i giovani e a non perdere seggi, ha ben chiaro che gli animali non possono votare e per questo ha preferito dedicare loro meno spazio possibile. Eppure sono proprio i giovani a chiedere il rispetto verso la natura e la biodiversità, ma nella lista di Enrico Letta l’attenzione agli altri esseri viventi è confusa. «Tutelare i diritti degli animali, rafforzare le sanzioni per il contrasto ai maltrattamenti e potenziare la diffusione delle strutture di accoglienza», questo l’accenno a cosa farebbero se salissero al Governo, una traccia indefinita che non propone nulla di nuovo ed efficace e soprattutto, dov’è la fauna selvatica? La tutela della dignità negli allevamenti? Un pastone vago, beh, dovevano pur scrivere qualcosa e poi sono corsi ai ripari con la tutela del consumatore per avere etichette più chiare che diano informazioni trasparenti sull’origine della carne che troveranno nel piatto.

Su Azione e Italia Viva non serve scrivere una parola, dato che anche loro hanno scelto questa strada per spiegare cosa ne pensano degli animali nel loro programma. Il termine “fauna” è sempre e solo usato come collegamento alla filiera agroalimentare e la preoccupazione più grande è quella che gli animali devono far parte del sistema produttivo.

Per Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia gli esseri umani non sono tutti uguali e quindi come potrebbero esserlo gli animali? Ecco che nel suo programma spunta la netta divisione tra animali domestici da proteggere, animali selvatici da “gestire” e animali “da reddito”. Preferisce darne solo un breve accenno in cui enfatizza la tutela degli esseri di affezione e si prefigge di «inasprire le pene per i reati contro gli animali; campagne di formazione e informazione sul loro rispetto; fermare la tratta illegale dei cuccioli provenienti dall’Est Europa; riconoscimento del ruolo sociale e terapeutico degli animali d’affezione». Nessuna parola verso la caccia e una grande prospettiva antropocentrica per la “gestione” della fauna selvatica. Ancora una volta ci mettiamo al centro della Natura, credendo sia compito dell’umano “gestire” gli animali, che ad oggi, mi sembra si gestiscano molto bene da soli e lo farebbero in modo più efficiente per la loro vita senza che noi ci intromettessimo.

Silvio Berlusconi e Forza Italia si sono dimenticati del Barboncino Dudù e aspirano ad un sostegno ai canili e ad inasprimenti di pene per il maltrattamento e l’abbandono. Che si riferiscano anche alle sevizie dei grandi allevamenti, di cui molti iscritti al partito sono proprietari?

La Lega di Matteo Salvini anche in questo caso si è riempita la bocca, o meglio il programma, di parole dedicate alla “tutela del benessere degli animali”. Ma anche qui, non sono mica tutti uguali (e se arrivano in barca poi, la frattura è ancora più netta). La fauna selvatica è ridotta a filiera agricola o a “danni” da risarcire e contenimenti mentre non c’è nessun accenno alla caccia, alla sperimentazione animale. Basti pensare alla grande bagarre di emendamenti per evitare che nella Costituzione per rivolgersi agli animali si usasse il termine “esseri senzienti”. Ma questa gliela perdoniamo, dato che hanno una grande confusione sul cosa significhi “senziente” (dotato di sensibilità). Una nota positiva però c’è, si fa accenno alla lotta al randagismo e al contrasto verso il commercio illegale con un inasprimento delle pene per i maltrattamenti.

Abbiamo provato a cercare e ricercare qualche proposta verso i DIRITTI DELLE PIANTE, ma le relazioni con gli esseri viventi appaiono estranee alla politica.

Eppure la politica esiste proprio perchè le piante e gli animali ci permettono di continuare a vivere in questo pianeta.

Il 25 settembre, prima di andare a votare, dai uno sguardo ai programmi dei partiti e valuta anche questi aspetti, così centrali nella vita quotidiana, così distanti o ignorati da chi si candida a governare il nostro paese.

L’affermazione di questi diritti non passa solo attraverso il momento del voto, servirà come per tutti gli altri contenuti, una forte mobilitazione sociale e culturale, che accresca consapevolezza e aiuti a superare quell’antropocentrismo, responsabile di buona parte dei disastri planetari che si stanno profilando nel futuro di questo pianeta.

Ilak – essere senziente

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