La rocca di Monselice «sfregiata» per un ascensore mai installato

Riportiamo l’articolo e il video di Sergio Rizzo pubblicati su CorriereTV.

ascensore 3Sergio Rizzo, noto giornalista del Corriere della Sera, autore della rubrica “Cose dell’altro mondo“, è approdato a Monselice per verificare di persona la situazione che si è determinata a seguito del progetto di Ascensore nella Rocca, che ricordiamo, è stato recentemente rilanciato dai nostri amministratori.
Immagini inedite, interviste con Gianni Sandon e Francesco Miazzi, confronti con Alberto SguottiChristianne Bergamin e Paolo Frizzarin, ricostruiscono quello che Rizzo non esita a definire: “Il folle disegno, per il quale erano stati stanziati tre milioni di fondi pubblici e denari europei … partorito dalla Regione Veneto con sostenitore dell’opera, l’allora governatore Giancarlo #Galan
Un documento giornalistico di alto livello che speriamo faccia abbandonare per sempre questo progetto inutile, costoso, pericoloso e porti tutti a lavorare insieme per un’idea di salvaguardia e valorizzazione di un Colle straordinario…
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ascensore 2Monselice, Il progetto per il quale sono già stati spesi ingenti fondi pubblici è fermo da 8 anni. Indaga la magistratura.

Dev’esserci stato un momento, negli anni passati, in cui si pensò di compensare la caduta a precipizio della crescita economica, dell’occupazione e della qualità della vita costruendo impianti meccanici di risalita. Al Sud come al Nord. È accaduto a Montesarchio, in provincia di Benevento, meraviglioso borgo medievale affacciato sulla valle dove i legionari romani 23 secoli fa subirono l’umiliazione delle Forche caudine. In quel buco verticale scavato nel monte profondo una cinquantina di metri per farci passare dentro un enorme quanto improbabile ascensore capace di portare i turisti da un vicolo in basso fino in cima alla rocca pensavamo di aver visto l’opera incompiuta più assurda fra tutte le 868 disseminate in Italia.

Ma dopo essere stati a Monselice, in provincia di Padova, nel cuore dei Colli Euganei, è stato impossibile non ricredersi. Lì stavano costruendo un ascensore, ancora più grande, che avrebbe dovuto correre nel buio della roccia non per cinquanta, ma addirittura per cento metri fino a un balzo sotto la sommità del monte dove c’è un mastio medievale: ciò che resta delle antiche fortificazioni che facevano di quello sperone di roccia forse il più inespugnabile di tutto il Veneto. Il folle disegno, per il quale erano stati stanziati tre milioni di fondi pubblici e denari europei, era stato partorito dalla Regione Veneto, che attraverso una sua società è proprietaria della Rocca. Sostenitore dell’opera, l’allora governatore Giancarlo Galan in persona: e il progetto marciò subito come un Frecciarossa. In un anno, dal 2006 al 2007, tutto fu predisposto. Ci fu anche il tempo per ripensare radicalmente l’idea progettuale.

Inizialmente era stato immaginato un tunnel obliquo, partendo dal luogo dove la montagna era stata già sbranata per decenni da una cava di trachite, per raggiungere il punto d’arrivo previsto nei pressi della sommità. Quando però fu chiaro che la cosa non era realizzabile si scelse la via più tradizionale, esattamente come a Montesarchio. Ovvero, una galleria parallela al terreno, ma molto più grande, per entrare nella roccia e incontrare, dopo circa 90 metri nelle viscere della montagna, un tunnel verticale che avrebbe dovuto contenere una cabina in grado di portare cento metri più su, udite udite, fino a quattrocento persone l’ora. Una megalomane assurdità, che tuttavia sembrava non incontrare ostacoli.

A chi protestava, sostenendo che tutti quei soldi potevano essere utilmente impiegati per migliorare i percorsi d’accesso a quel colle stupendo, dove sono custoditi alcuni gioielli dell’architettura civile e religiosa del Veneto, come la via delle cappelle che raffigura il percorso giubilare delle sette basiliche di Roma, replicavano che i costi sarebbero stati coperti vendendo il materiale di scavo. In quel posto non c’era forse stata da tempo immemore una cava che produceva ottima trachite? Ovviamente i materiali non erano di tale qualità da poter essere commerciati. Ma si procedette spediti finché piovvero gli esposti di associazioni come Italia Nostra e Legambiente e le proteste politiche. Allora si mosse la magistratura.

Quando il tunnel orizzontale era stato ormai scavato arrivò anche un parere negativo della soprintendenza. Nel quale, dopo la premessa di rito sull’unicità storica e paesaggistica di quel luogo, si bocciava categoricamente il progetto, chiedendo profondi ripensamenti: “va studiato un impianto dalle caratteristiche decisamente più leggere e meno invasive, di migliore qualità architettonica, senza ascensore né altri sistemi meccanici di risalita”. La lettera è datata 30 settembre 2009. I lavori erano fermi dal maggio 2008: il cantiere era stato posto sotto sequestro dai carabinieri in seguito all’inchiesta della magistratura.

Cinque persone erano finite indagate con le accuse di violazione delle norme edilizie e danneggiamento ambientale. “A me dispiace che accada tutto questo”, fu la livida reazione di Galan. Che attaccò frontalmente l’opposizione: “Se la godono perché il Veneto e Monselice possono perdere i finanziamenti europei destinati a realizzare un’opera rispettosissima dell’ambiente, che consentirebbe a decine di migliaia di visitatori di apprezzare e conoscere ciò che fino ad ora non è stato possibile visitare né conoscere. Un progetto ritenuto a norma dal Tar del Veneto e dal Consiglio di Stato e dalle Soprintendenze”.

I procedimenti giudiziari si sono conclusi nel 2014 con assoluzioni e prescrizioni mentre il progetto è rimasto bloccato per otto anni. Resta la ferita profonda nella roccia, un buco interminabile e inutile, mentre la rocca continua a mostrare le sue fragilità di fronte alle intemperie più violente. Tre anni la Regione dovette dichiarare lo stato di crisi per una frana che impose interventi di consolidamento per 600 mila euro. E resta ancora in piedi un contenzioso innescato dalle ditte che si erano aggiudicate l’appalto. Nel maggio del 2015, poi, l’ultimo colpo di scena. Quando la pratica sembrava definitivamente archiviata, ecco il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in visita a Monselice promettere che i lavori per l’ascensore sarebbero ripartiti “entro la fine dell’anno”, grazie all’arrivo di altri 5 milioni dei cosiddetti fondi per le aree sottosviluppate. Non è successo. Oggi è possibile raggiungere la sommità della rocca con una passeggiata non particolarmente impegnativa. Ma si accede solo per appuntamento con l’ufficio turistico.

Sergio Rizzo

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