Nel ciclo di lavorazione dei rifiuti, le situazioni di precarietà lavorativa e salariale sono all’ordine del giorno. Nei giochi di cessioni, fallimenti e appalti, a farne le spese sono soprattutto i lavoratori. Al Centro Riciclo di Monselice riparte la mobilitazione per la difesa del reddito. Riportiamo il comunicato diffuso da ADL-Cobas.
Monselice (PD) – Sciopero ad oltranza dei soci della cooperativa Libera
Dopo un anno di relativa calma all’interno del cantiere Nek di Monselice, dove si esegue lo smistamento e la selezione della plastica proveniente dalla COREPLA, le lavoratrici ed i lavoratori della cooperativa Libera sono di nuovo costretti a mobilitarsi in difesa del proprio reddito.
- Dopo la procedura di mobilità avviata due anni fa, attraverso la quale l’azienda lasciava a casa 39 persone considerate in “esubero”;
- l’introduzione, in seguito, di una cooperativa esterna (SAHARA) con l’evidente finalità di abbassare i costi del lavoro;
- l’innalzamento della quota sociale, passata da 3000 a 5000 euro, nel 2013;
oggi le lavoratrici ed i lavoratori si trovano con 80 euro in meno ogni mese, in seguito all’approvazione dello lo “stato di crisi” che prevede il congelamento di alcune voci della retribuzione.
In maggio, infatti, l’azienda aveva convocato una assemblea dei soci con lo scopo di approvare lo “stato di crisi”. Una proposta che, però, era stata respinta dalla maggioranza dai soci, i quali avevano contestato, in quell’occasione, anche la “mala gestione” del presidente della cooperativa, responsabile di un bilancio che veniva presentato, ai presenti, in “sofferenza”.
Approfittando della perdita di alcuni cantieri e della conseguente variazione della composizione dei soci, il 30 agosto la cooperativa riconvoca i soci, con l’evidente scopo di ribaltare l’esito dell’assemblea effettuata tre mesi prima. Le lavoratrici ed i lavoratori del cantiere di Monselice, per protesta rifiutarono di parteciparvi.
Con la busta di settembre, che i soci hanno ricevuto il 7 dicembre, ci si accorge della decurtazione del buono pasto (80 euro in meno). Le lavoratrici ed i lavoratori ritengono tale decisione una truffa nei loro confronti, visti gli elevati ritmi di lavoro raggiunti nel corso dell’ultimo anno, proprio nel cantiere di Monselice.
Immediato l’avvio dello stato di agitazione sindacale e la proclamazione dello sciopero ad oltranza.
Monselice, 7 dicembre 2015
Credo che bisogna stringere i denti avere pazienza AVERE FIDUCIA dei propri collaboratori credo che fare sciopero x 80 euro sia un offesa..ecmq sia Spero..che questa gente non collabori più con noi..Libera non ha bisogno di questa gente INGRATA!! Ma di gente che ha voglia di lavorare SERIAMENTE come socia non ho mai visto atti vandalici..così dolorosi ..non accuso queste xsone ..ma visto i comportamenti a livello lessico..e gesti..mi da da pensare..credo che in qualsiasi luogo di lavoro il rispetto sia essenziale…
Cara Martina, gli 80 del buono pasto, più l’aumento contrattuale, più varie irregolarità su quote mensili di tredicesima e quattordicesima, più assegni familiari non pagati (qui succede anche questo), per un totale che, per alcune lavoratrici, si aggira intorno ai 400 euro/mese in meno, non sono poca cosa. Senza contare le condizioni infernali di lavoro in cui sono costrette a lavorare (hai mai visto il cantiere di Monselice? Odore nauseante, 40 gradi d’estate, freddo d’inverno, 8 ore a separare immondizia).
La verità è che queste donne hanno il coraggio di rischiare tutto per tenere alto il livello del reddito e dei diritti che in molte coopertive sono a livelli da terzo mondo e dove si gioca sempre al ribasso. Tu saresti disposta a farlo nelle stesse loro condizioni?
Se la Libera è in “stato di crisi”, forse qualche responsabilità c’è l’ha chi ha diretto questa cooperativa che invece scarica su lavoratori e sindacati, giudicati “troppo rigidi” nelle loro rivendicazioni.
Massimo
Credo che chi non sa che vuol dire lavorare può tenersi alcuni commenti, credo anche che chi non sa le particolarità di una situazione come quella della Nek di Monselice, deve informarsi prima di giudicare le lavoratrici, e sopratutto credo che chi si permette di difendere una cooperativa come Libera Soc. Coop è proprio un ignorante e che non vale la pena perdere tempo a rispondergli