Area ex Rubini: più indietro di 65 anni fa

Amministratori del comune di Monselice, che hanno preceduto quelli attuali, hanno previsto per quest’area ai piedi del colle della Rocca delle specifiche norme sia nel PRG comunale che nel Piano Ambientale del Parco. Norme, sia chiaro, non di rigido ingessamento, ma di equilibrato trattamento.

Attenzione che non ha impedito il verificarsi di pesanti abusi edilizi, poi sanati grazie alle nostre “benevole” norme edilizie.

Ora gli attuali amministratori di Monselice si dichiarano fortemente preoccupati per lo stato di degrado dell’area. Ebbene, cosa propongono per superare tale degrado?

Non il già generoso intervento consentito dalle norme di cui sopra con l’aggiunta dell’abuso edilizio premiato, ma un intervento che sotto tutti gli aspetti rappresenta un ulteriore regalo per i proprietari. E cioè, in sintesi, una maggior cubatura e una tipologia edilizia  tipica degli investimenti commercial-speculativi: e cioè un bel supermercato.

Un intervento con ricadute pesanti sotto tanti aspetti oltre a quelli ambiental-paesaggistico e culturale.

Sfrontatamente venduto questo regalo al privato come un provvedimento di “rigenerazione” ambientale. Operazione favorita da quel micidiale art. 6 della legge urbanistica regionale che pare scritto apposta per consentire  ai più scaltri amministratori pubblici di eludere i propri strumenti urbanistici.

Il tutto reso ancor più insopportabile dall’enfasi con cui ci si sta presentando come  paladini della valorizzazione del colle della Rocca, operazione peraltro con non poche ambiguità e che comunque si ferma ai principali monumenti.

E almeno un altro aspetto, ancora più clamoroso, merita di essere messo in evidenza.

Più di 60 anni fa, nel 1958, è stato preso per quest’area un provvedimento di eccezionale valenza anche alla luce degli avvenimenti attuali: proprio per difendere il contesto paesaggistico del colle, messo in pericolo dalle prospettive che si potevano prevedere con la nuova circonvallazione che si stava costruendo, il Ministro dell’Istruzione, su sollecitazione degli amministratori locali dell’epoca impose sull’area il vincolo paesaggistico. 

Per la cronaca il secondo dell’area dei Colli, dopo quello su Arquà Petrarca del 1956 e seguito negli anni successivi da oltre 40 provvedimenti simili. Vincolo che, pur con non poche contraddizioni, ha retto in tutti questi anni.

E che ora viene profondamente aggirato da chi, altra contraddizione, tanto sembra esaltarsi per l’operazione di riconoscimento della riserva MaB Unesco che ben altra attenzione dovrebbe indurre per la seria, coerente valorizzazione dei beni del nostro territorio.

E’ lecito sperare che Parco e Soprintendenza non consentano che questa subdola operazione vada in porto?

@Gianni Sandon

Lettera di Gastone Parisotto del 21 maggio 1957

Carta del Vincolo del 1958

Decreto Ministeriale 20 giugno 1958

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