L’hanno chiamata “Valorizzazione”. In realtà Luca Zaia autorizza l’ampliamento della Discarica di Sant’Urbano: 1 milione di mc in più e fine vita portato al 2029. Con il Decreto del Direttore della Direzione Ambiente n. 378 del 10 aprile 2020, è stato rilasciato il provvedimento favorevole di compatibilità ambientale per il progetto presentato dalla società GEA S.r.l., con un imponente aumento di volume della discarica “tattica regionale” ubicata a Sant’Urbano (PD).
La Gea S.r.l. che gestisce la Discarica di Sant’Urbano (PD) qualificata come “impianto tattico regionale” potrà ora conferire 995.000 mc di rifiuti, innalzando di oltre 3 metri la copertura finale. Sulla base dei conferimenti annuali stimati sull’ordine di 156 ton/anno la previsione della chiusura della discarica prevista per il 2022, slitta di almeno 7 anni, vale a dire fino al 2029.

Nelle motivazioni si sostiene che l’operazione economica serve a sopperire ai maggiori costi della discarica nella fase di post gestione, anche in relazione al nuovo impianto che dovrebbe consentire l’abbattimento dei PFAS presenti nel percolato. Dopo che la Miteni di Trissino ha conferito in questa Discarica centinaia di tonnellate di fanghi sotto il codice «070712», ora si fa pagare alla collettività anche questo trattamento.
I due stralci della Discarica (1100 m di lunghezza e 450 m di larghezza) coprono all’incirca 40 ettari di suolo agricolo e fino a questo momento avevano un’autorizzazione (frutto di decine di proroghe generosamente concesse dalla Regione Veneto) per 3.878.000 mc. Ora grazie a questa nuova concessione, vicina al 30%, si arriverà a sfiorare i 5 milioni di mc di rifuti.
L’intervento prevede un rialzo sommitale fino a 22 metri rispetto al Piano campagna. Per questo impatto, d’intesa con il Comune di Sant’Urbano, s’impegnano a realizzare una fascia arborea sul lato nord della Discarica, in coincidenza del corridoio ecologico previsto dai vincoli esistenti. Per gli smemorati vogliamo ricordare com’è finito il progetto della “foresta veneta”, mai realizzato e che ha portato ad arresti e condanne.

Tra i passaggi contenuti nel parere del Comitato Tecnico Regionale si afferma che la Discarica di Sant’Urbano non va considerata solo come “tattica” per sopperire alle situazioni emergenziali, ma come impianto di smaltimento del rifiuto urbano secco, nonché degli scarti della selezione delle raccolte differenziate a livello regionale.
Questa discarica insiste su un’area caratterizzata dalla presenza di una fitta rete idrografica compresa tra il fiume Fratta-Garzone e il fiume Adige, che alimenta gli acquedotti delle provincie di Padova e Rovigo e dove persiste il rischio d’alluvioni.
Le Osservazioni inviate da una decina di Comuni, dai nostri Comitati e associazioni, dove si evidenziavano i gravi rischi di questo progetto, l’impatto ambientale e sanitario, sono state tutte respinte.

La Regione Veneto ancora una volta si è dimostrata sorda alle richieste dai Sindaci e dei cittadini della bassa padovana, marciando inesorabilmente verso quell’opera di distruzione di un’area geografica, trasformata in pattumiera regionale e da alcuni mesi persino privata di un ospedale per la sanità ordinaria.
Noi chiediamo che la Regione Veneto imbocchi il percorso “rifiutizero” evitando così inceneritori e discariche, che per gli affari di pochi, devastano l’ambiente e minano la salute di migliaia di persone.
Auspichiamo che i Sindaci vogliano opporsi in ogni modo a questa ennesima imposizione, affiancando i cittadini e i Comitati nelle loro mobilitazioni, ricorrendo nelle sedi giudiziarie preposte.
Comitato Popolare “lasciateci respirare”
Terre Nostre Veneto
Associazione “L’altra Este”