Gli ultimi accessi del pubblico al Mastio della Rocca risalgono a ottobre 2017. Una ricostruzione dettagliata dei progetti è descritta in questo articolo. Ogni tanto la Regione Veneto si ricorda che la questione è in sospeso ed emana un Decreto. Al netto dei comunicati, delle dichiarazioni, dei tavoli e dei selfie, la situazione si presenta ancora uguale. Si vive di annunci e si concretizza immobilismo.
Nell’Aprile 2018, senza alcuna spiegazione, viene sospesa la riapertura con l’affissione al cancello di un semplice cartello: “Si informa che le visite al Mastio Federiciano sono momentaneamente sospese a causa di problemi tecnici”. Partono immediatamente le proteste di Consiglieri Comunali, comitati, associazioni e cittadini.
A maggio 2018 è presentata da Piero Ruzzante – Consigliere Regionale – un’interpellanza urgente per avere spiegazioni. Solo ad Agosto 2018 arriva la risposta della Regione con queste affermazioni: “Per la messa in sicurezza della scala d’accesso serve il nullaosta della Soprintendenza …il tempo previsto per la sostituzione è di 5 giorni lavorativi”.
Altro che 5 giorni lavorativi, in concreto dopo 8 anni, siamo ancora qui a parlare di questa scala di accesso.
Vediamo ora il Decreto del Direttore dell’Unità organizzativa complessi monumentali, progetti di valorizzazione e manutenzione delle sedi, n. 41 del 18 giugno 2025, pubblicata nel Bur n. 89 del 08/07/2025, con il quale si approva l’affidamento diretto dei servizi tecnici relativi al coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, per l’intervento di riqualificazione della scala di accesso al Mastio Federiciano con un impegno di € 4.033,64. Nel decreto si rinvia l’impegno di € 10.084,10 per la quota del coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, all’aggiudicazione dell’appalto dei lavori all’impresa che risulterà aggiudicatrice.
Contestualmente si ridetermina il Quadro economico dei lavori di realizzazione della nuova scala di accesso al Mastio che tra progetti e oneri vari è lievitato a 300.000 €.
Si precisa inoltre che l’intervento non si configura più come nuova realizzazione bensì come riqualificazione, per cui l’opera viene ridefinita come segue: “Lotto II – Intervento di riqualificazione della scala di accesso al Mastio Federiciano presso il Complesso Monumentale ‘Rocca di Monselice’, sito in Monselice”.
Se si guarda il quadro economico delle spese finora sostenute, ritroviamo che dal 2020 al 2024, alla voce noleggio scala e smontaggio, sono stati spesi più di 47.000 €. Dal 2018 al 2023, altri 50.000 € risultano a pagamento delle Architette sotto la voce “Spese per servizi tecnici”.
In questi mesi la città si è arrovellata su progetti faraonici, in buona parte improponibili e ad alto impatto, perdendo di vista la realtà. Nel contempo sono emerse nuove scoperte nelle campagne di scavo in atto sulla sommità del Colle, che ora premono ancor di più sulla necessità di riaprire gli spazi espositivi per i nuovi reperti.
Ma tutto deve fare i conti con questo progetto che rappresenta lo specchio fedele del reale interesse della Regione Veneto per questi beni monumentali e dell’assoluta incapacità di quest’amministrazione comunale di incidere sulle vicende del Colle.
Al netto dei comunicati, delle dichiarazioni, dei tavoli, dei selfie e dei post in fb, la situazione si presenta ancora uguale per tutto il Colle della Rocca per il quale elenchiamo sommariamente le problematiche principali: discarica in cava, ex Casa Cattin in condizioni sempre più critiche, Museo “Antiquarium Longobardo” chiuso da anni, Villa Duodo inutilizzata, ex casa Bernardini con un centro servizi mai avviato, accesso alla sommità di fatto inibita per 7 anni, scala di accesso al Mastio ancora in alto mare, Ostello chiuso, Ca’ Emo parzialmente utilizzata, Via del Santuario e area 7 chiesette aperte al traffico e sempre più in degrado, la chiesa di San Tomio bisognosa di restauri e sistema dei sentieri in abbandono.
Questo è l’anno del Giubileo con fedeli e turisti che arrivano da ogni parte del mondo, ma Monselice deve subire l’indifferenza generale del Parco Colli e dell’Amministrazione Comunale, ma soprattutto della Regione Veneto, proprietaria dei beni, che vive di annunci e concretizza immobilismo.
