“ Si è sentito tante volte lodare la grazia dei Colli Euganei, lamentare la mancanza di strade, avanzare propositi di miglioramenti, si è parlato di interessi turistici, di un problema idrico, di un problema agricolo, di valorizzazione. Ma gli anni passano e niente o poco di veramente serio e utile si è compiuto.”
Che la storia sia un grande presente, e mai solamente un passato, lo dimostra anche un piccolo ma denso volume, uscito lo scorso mese di aprile per Cierre Edizioni, nel quale lo storico Francesco Selmin raccoglie gli scritti inediti di Adolfo Callegari su temi dei Colli Euganei, mostrandocene l’estrema attualità e permettendoci di fare riflessioni importanti, in questo momento particolarmente sofferto per il Parco dei Colli Euganei. Adolfo Callegari era un artista e un raffinato intellettuale, attivo nella prima metà del ‘900, amante e studioso della storia e dell’arte dei Colli. Fu direttore del Museo Archeologico di Este. Il suo però non era un atteggiamento solo speculativo, ma, come documentano questi scritti, fortemente attivo per la tutela del paesaggio. Una voce isolata, in quegli anni come, forse, isolate sono le voci che stiamo sentendo ora. Una delle intuizioni di Callegari è stata quella di riconoscere il valore del Paesaggio nella sua globalità e l’importanza della sua preservazione, al di là del valore del singolo monumento; l’incanto dei luoghi “in cui la bellezza risulta dalla unione armoniosa di tante piccole cose, che ognuna presa a sé dice poco e ha valore solo per la nota che aggiunge alle compagne”. Molte delle insidie quasi visionariamente indicate da Callegari, in particolare il rischio che “il verme roditore dell’industria estrattiva”, le speculazioni edilizie e i flussi turistici di massa potessero compromettere la natura dei colli, sono poi esplose dai decenni successivi fino ai giorni d’oggi e restano, in parte, nodi irrisolti.
Nessuna conquista è mai per sempre, si sa. E così sembra essere per l’istituzione del Parco Regionale dei Colli Euganei e per la successiva approvazione del Piano Ambientale, obiettivi faticosamente costruiti negli scorsi decenni grazie soprattutto alla determinazione di ostinati intellettuali ambientalisti. Traguardi che, ad onor del vero, sono stati per una certa parte più normativi che effettivi, visto che solo pochi progetti di valorizzazione previsti dal Piano Ambientale sono stati realizzati, così come pure, per contro, sono stati autorizzati interventi palesemente in contrasto con gli obiettivi del Parco. Ora tutto ciò verrebbe buttato al macero con la proposta di legge regionale di riforma delle aree protette, che va a smembrare la “unione armoniosa” dell’insieme, attraverso la separazione degli aspetti – e quindi delle relative competenze – che costituiscono l’unicità degli Euganei: natura, ambiente, urbanistica e paesaggio. Un arretramento culturale enorme che, sommato alla perdurante vergognosa assenza di un Piano Paesaggistico Regionale, porterebbe all’impossibilità di garantire una forma coerente e unitaria di tutela e sviluppo dell’intera area dei Colli Euganei, col rischio di lasciare il Parco in balia degli interessi speculativi.
Ci si augura che il ristretto coro che sta contrastando questo progetto di legge si arricchisca di voci nuove e squillanti, e che ne esca un canto che nessuno possa non udire.
Christianne Bergamin