“Siamo state tutte. Centro Veneto Progetti Donna”

“Siamo state tutte” ci parla del percorso fatto dal Centro Veneto Progetti Donna dal 1990 al 2020 e ci porta a scoprire, più in profondità, i motivi per i quali è nato e i modi in cui si è sviluppato nel corso degli anni. Recensione a cura di Martina Magon

Il Centro Veneto Progetti Donna di Padova (CVPD) è un’associazione che, dal 1990, ambisce ad occuparsi della valorizzazione delle donne sotto molteplici aspetti.

“L’obiettivo delle volontarie è creare una sensibilità diffusa rispetto alle tematiche femminili, migliorando non solo il rapporto uomo-donna e donna-società ma anche la percezione che le donne hanno di sé stesse”.

Nel suo atto costitutivo si propone di promuovere “lo sviluppo di forme di autoaggregazione e di volontariato, in particolare tra le donne, per favorire e realizzare iniziative” per la donna e la famiglia e, inoltre, “attivare ogni altra forma di valorizzazione per prevenire e superare le varie forme di disagio in atto e far crescere la sua autonomia, conoscenza, cultura, qualità di vita e di sviluppo individuale, familiare e di gruppo”.  

Il titolo “Siamo state tutte” deriva da uno slogan diffuso negli anni Settanta, quando, nei primi processi politici per aborto, molte si sono autodenunciate allo scopo di sottolineare la condizione comune delle donne di fronte a maternità non volute e la mancanza di una seria politica sulla contraccezione.

Qui, volutamente, questo titolo si apre a più possibilità interpretative:

siamo state tutte a subire violenza;

siamo state tutte a trovare nella relazione tra donne la forza per capire e superare la violenza;

siamo state tutte noi, le operatrici del Centro Veneto Progetti Donna, nel nostro lavoro cooperativo che si è dipanato per decenni e attraverso più generazioni, a rendere possibile la realtà di sostegno e promozione delle donne che il Centro è oggi in grado di offrire.

Il libro inizia con i racconti, duri ma a lieto fine, di cinque donne sopravvissute alla violenza di genere da parte del loro compagno o marito – una violenza che spesso è fisica e/o economica ma sempre è violenza psicologica – mentre i femminicidi vengono affrontati nel paragrafo “La violenza di genere in provincia di Padova”,

prosegue con gli interessanti racconti delle operatrici: psicologhe, civiliste, amministrative, avvocate, volontarie e fondatrici, per terminare, infine, col resoconto dei trent’anni di storia del Centro Veneto Progetti Donna (partendo dal clima socio culturale nel quale prende forma per arrivare alle battaglie del Centro Donna contro l’affido dei figli al marito violento).

“Siamo state tutte” ci parla del percorso fatto dal Centro Veneto Progetti Donna dal 1990 al 2020 e ci porta a scoprire, più in profondità, i motivi per i quali è nato e i modi in cui si è sviluppato nel corso degli anni.

Nel 1989, alcune donne della Cgil di Padova, dopo aver preso coscienza che molte di loro subivano, o avevano subito, discriminazioni e molestie sul posto di lavoro e all’interno dei partiti (persino i più progressisti, Pci e Psi), decidono di creare uno sportello apposito per queste problematiche, il Telefono Donna.

Lo sportello” attivato a Padova, Venezia e Treviso “ci ha restituito una fotografia in gran parte imprevista.

Pensavo che le donne si sarebbero lamentate delle molestie sul posto di lavoro.

Volevo dimostrare l’esistenza del fenomeno e la necessità di tutelare le lavoratrici attraverso azioni adeguate.

Invece, dopo un anno di attività, tirando le somme dei tre sportelli è emerso soprattutto il disagio familiare: maltrattamenti e percosse.” (Lucia Basso, fondatrice e prima presidente del CVPD).

In questo modo, si rendono conto che il loro obiettivo è limitato, rappresenta solo la punta dell’iceberg.

Il problema è molto più ampio ma “all’epoca il fenomeno della violenza di genere è quasi del tutto sommerso”.

Poche avevano il coraggio di denunciare e non esistevano ancora leggi nazionali e internazionali a tutela delle donne che subivano violenza da parte maschile, nelle sue varie forme: fisica, economica, psicologica e sociale. Inoltre, al riguardo c’erano soltanto dati internazionali ma mancavano quelli italiani e del territorio.

Da queste considerazioni, deriva la decisione di dare vita al Centro Veneto progetti Donna di Padova.

Un Centro che difende la causa delle donne e afferma la cultura delle pari opportunità con interventi concreti volti ad informarle sui servizi già presenti in città e ad offrirne di nuovi come un Centro Anti Violenza (CAV) e un Centro di documentazione per la ricerca e la raccolta di dati (come l’Osservatorio giuridico sulla condizione femminile, un monitoraggio legislativo su provvedimenti e atti delle istituzioni regionali, nazionali e comunitarie).

In particolare, il Centro antiviolenza di Padova prende vita nel 2000 e ne sono stati aperti altri quattro in provincia (DonneDeste, Alta Padovana, Saccisica, Leukè di Rubano) oltre alle due Case Rifugio di Padova e di Este ad indirizzo segreto per le donne e i loro figli che sono in pericolo di vita e alle Case di Accoglienza di secondo livello utilizzate quando non c’è più rischio per la loro incolumità.

Il Centro Veneto Progetti Donna riversa in questo servizio gran parte delle proprie risorse ed energie, tanto che i suoi Centri antiviolenza diventano un punto di riferimento nel contrasto alla violenza di genere, oltre che per quelle donne vittime di violenza che sanno della loro esistenza, anche per le istituzioni comunali e provinciali, le forze dell’ordine e le Ulss.

Lo scopo principale del centro diventa “la rimozione di ogni forma di violenza nei confronti delle donne e dei loro figli minori”.

Abbiamo deciso di intraprendere questa strada e, contattando i comuni, ci siamo rese conto che il tema della violenza sulle donne era poco sentito o considerato irrisorio. […]

Mancava la percezione del fenomeno. Era difficile far capire l’importanza del tema.

Poi, grazie al materiale informativo fatto circolare, gli accessi sono aumentati in tutta la provincia”.

(Patrizia Maria Zantedeschi, operatrice, coordinatrice ed ex presidente del CVPD).

Grazie alla sensibilizzazione capillare, nel giro di qualche anno il numero di accessi triplica, passando da una trentina di casi all’anno a oltre cento.

Dal 1990 al 2015 sono circa cinquemila le richieste accolte dal Centro antiviolenza, nei cinque anni successivi il numero aumenta fino a 9.500, “complice anche una maggiore consapevolezza e una condanna sociale più marcata della violenza di genere”.

“Per molte donne la violenza è pane quotidiano”.

Questo slogan, apparso dal 2013 nei sacchetti del pane di Padova e provincia è frutto della collaborazione tra il Centro Donna, il Comune e l’Associazione Panificatori di Ascom Confcommercio.

I sacchetti del pane divengono “biglietti da visita” attraverso cui il Centro può raggiungere più case possibili, visto che la maggior parte delle violenze avviene tra le mura domestiche e spesso le donne non sanno a chi chiedere aiuto.

Dal 2014, il Centro Veneto Progetti Donna fa parte della Cooperativa Iris che coordina i Centri antiviolenza del Veneto.

Dal 2008 fa parte dell’associazione nazionale Di.Re, Donne in Rete contro la violenza, che raccoglie più di ottanta CAV e Case delle Donne di tutta Italia e della Rete europea di organizzazioni non goverative Wave, Women Against Violence Europe che comprende più di quattromila Centri AntiViolenza europei, mappando il fenomeno attraverso una banca dati oltre a battersi affinché vengano adottate leggi e tutele per i diritti delle donne presso le istituzioni europee e internazionali.

Il Centro Veneto Progetti Donna ha sede a Padova in via Tripoli 3.

È aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 15.30.

Il servizio di segreteria telefonica è attivo 24 ore su 24 al numero 049.872127.

Il numero verde provinciale 800.81.46.81 è attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20.

Email: info@centrodonnapadova.it

Sito: www.centrodonnapadova.it

Il Centro è presente anche sui canali social: Facebook, Twitter, Instagram, You Tube.

Un commento su ““Siamo state tutte. Centro Veneto Progetti Donna””

  1. Beh che dire… questa recensione ci mette di fronte ad una realtà di cui non ci rendiamo conto. La violenza ci circonda, ci possiede, ci condiziona e mai come in questo periodo è necessario avere aiuti concreti. Grazie alle persone che offrono il loro tempo alle donne in difficoltà e grazie a chi ci tiene informati sulla tragica realtà che viviamo.

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