Un ringraziamento a Papa Francesco per le parole a favore dei lavoratori BM Service sfruttati e schiavizzati

Della vicenda relativa ai lavoratori della BM Service avevamo parlato qui. Ora la lettera aperta di ADL-Cobas a Papa Francesco

Troppo spesso e troppe persone, in particolare della classe politica e dirigente del nostro Paese e commentator* o operator* dei mass media, non vogliono riconoscere quanto radicato nell’attuale sistema produttivo sia l’utilizzo di lavoro servile, schiavizzato e quanto questa prassi sia funzionale all’ottenimento di profitti per aziende e imprese.

L’avere Lei, Eminenza, affermato a chiare lettere, senza giri di parole, che il caso dei lavoratori della BM Service in appalto presso Grafica Veneta, altro non era che una pratica di schiavizzazione di persone colpite, come molti altri casi non solo in Italia, “dalla voracità di uno sfruttamento che agisce nell’ombra cancellando volti e nomi”, sgombera il campo dai tanti non detti, distinguo o negazioni che accompagnano la discussione su fatti come questo.

La Sua presa di posizione ci conforta e, allo stesso tempo, rafforza il nostro impegno sindacale a difesa di questi sfruttati per l’ottenimento dei giusti risarcimenti economici e contrattuali.

Nella Sua lettera, Eminenza, Lei ricorda che questo sistema di sfruttamento che noi crediamo sia giusto chiamare “nuove schiavitù”, non è costituito da pochi episodi isolati; a tale proposito, in un passaggio del Suo messaggio Lei ricorda le condizioni in cui sono costretti a vivere e lavorare quanti, molto spesso migranti, sono occupati nelle campagne per la raccolta dei prodotti agricoli che troviamo tutti i giorni nei nostri negozi e supermercati.

Come Associazione Diritti Lavoratori (ADL Cobas) apprezziamo molto la Sua denuncia di una situazione che quasi quotidianamente incontriamo nel nostro lavoro sindacale, in particolare nel settore della logistica e specialmente in quello legato all’approvvigionamento della grande distribuzione agroalimentare.

Per tutte queste ragioni vogliamo rivolgerLe un ringraziamento pubblico per le parole e la vicinanza dimostrata ai lavoratori pakistani improvvisamente trovatisi senza lavoro, senza alcun sostentamento e a rischio sfratto e, per alcuni, anche senza tutele in quanto rifugiati nel nostro Paese.

Grazie ancora ma come Lei dice “denunciare non basta”; serve un impegno quotidiano per rimuovere queste condizioni di sfruttamento e che il consenso a favore di “di una economia diversa, a misura d’uomo” si allarghi a più strati della nostra società trasformandosi in pratica quotidiana.

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