Recensione del libro “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino

La recensione a cura di Martina Magon del libro “Le assaggiatrici” scritto da Rosella Postorino. Il romanzo, pubblicato nel 2018 e vincitore di vari premi letterari, è ispirato a fatti realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale.

La protagonista, Rosa Sauer, assieme ad altre nove donne, viene selezionata dalle SS per svolgere il compito di assaggiatrice delle pietanze del führer, in quanto il leader tedesco potrebbe rimanere vittima di avvelenamento.

La figura di Rosa si ispira a quella di Margot Wölk (1917-2014), una segretaria tedesca che nel 1943, per due anni e mezzo, assieme ad altre quattordici donne, viene scelta e obbligata ad assaggiare il cibo di Hitler.

Una storia, quella di Margot, divenuta di dominio pubblico soltanto nel 2012, quando, all’età di novantacinque anni, in occasione del suo compleanno, rilascia un’intervista alla tv tedesca nella quale riesce a parlare del periodo più tetro della sua esistenza, tenuto segreto, fino ad allora, per via delle dolorose conseguenze psicologiche e fisiche di quei duri anni angosciosi.

(Ecco il link all’intervista: https://youtu.be/a7CP9iVhVEs ).

Rosella Postorino, l’autrice del romanzo, dopo aver letto un articolo tratto da questa intervista, non fa in tempo ad incontrare Wölk (morta nel 2014) ma si prefigge comunque di tratteggiarne la storia poiché ritiene di grande importanza fermarsi a riflettere su quel che è stato il punto di vista di coloro che non essendo chiamate alle armi, dovevano rimanere a casa e servire la patria con modalità differenti: le donne.

Alcune assaggiatrici credono nella guerra innescata dal Terzo Reich e sono affascinate dalla figura carismatica di Hitler ma altre, invece, devono adattarsi, oltre alla guerra in corso, anche alla vergogna di appartenere a uno stato bellicoso che crede di poter superare una crisi attaccando altre nazioni e trovando negli ebrei un capro espiatorio nel quale sedare la propria sete di vendetta.

La protagonista è tra queste, impersonifica chi appartiene ad un Paese nel cui governo non trova rappresentanza.

Wölk stessa prima del 1942 rifiuta di iscriversi alla Lega delle ragazze tedesche, così come suo padre rifiuta di iscriversi al partito nazista.

La giovane protagonista, come la Wölk, si sposa, il marito parte per la guerra, lei lo aspetta innamorata, poi riceve la notizia che è disperso e la sua speranza che possa ritornare si affievolisce in poco tempo.

Si dispera, è intontita dal dolore ma le SS le impongono, senza pietà, di continuare a servire il leader della nazione. Non ha scelta. Ha solo la possibilità di rimettersi in forze per continuare ad adeguarsi supinamente agli ordini, fino a quando l’incubo non sarà finito. I giorni trascorrono tra voglia di vivere nonostante le avversità e la semplice sopravvivenza di chi si trascina con fatica nella durezza di troppe situazioni in cui non vorrebbe trovarsi.

Una volta selezionate, le assaggiatrici vengono portate, ogni giorno, in una zona molto vicina alla così detta Wolfsschanze, Tana del lupo, un quartier generale di Hitler in Polonia.

Vengono sorvegliate tutti i giorni dalle SS durante il pranzo e per tutta l’ora successiva, al fine di notare i sintomi di un possibile avvelenamento.

Affamate a causa della penuria di cibo ma al contempo spaventate dal loro compito, capiscono bene, come sottolinea l’autrice, che non sono considerate persone ma “tubi digerenti”, proprio come i soldati sono “carne da cannone” al fronte.

Il loro servizio alla Patria non consiste nello sparare al nemico indossando divise ma nel rischiare la propria vita per il führer in persona, sedute ad una tavola.

Giorno dopo giorno, per anni, mangiare e alla fine dell’ora seguente sfogarsi con un pianto liberatorio per lo scampato pericolo.

“Io osservavo le pietanze nei piatti delle altre,

e la ragazza cui era toccato il mio stesso cibo,

quel giorno,

mi diventava più cara di un parente stretto.

[…]

La sua sopravvivenza mi premeva quanto la mia,

perché condividevamo un’unica sorte.”

Wölk ha raccontato che, alla fine della guerra, tutte le assaggiatrici sono state uccise dai russi e che solo lei è riuscita a sopravvivere poiché aiutata a scappare a Berlino da un tenente delle SS, conosciuto per via del suo compito di assaggiatrice. Un aiuto che l’autrice sfrutta per costruire nel romanzo una relazione amorosa.

Una volta arrivata a Berlino, però, finisce vittima, per settimane, degli stupri dei soldati russi (“forse il più grande stupro di massa della storia” dichiara Postorino in un’intervista).

Da questa violenza non è mai più riuscita a riprendersi e le è stato impossibile avere i figli che avrebbe desiderato.

L’interessante testimonianza e il relativo romanzo storico rimarcano non soltanto la tragedia individuale ma anche la paura di vivere durante una guerra (i bombardamenti, la perdita dei propri cari, …) e, in particolare, la sensazione di sentirsi in una gabbia invisibile e collettiva, testimoniata dal profondo timore verso connazionali invasati da uno stato dittatoriale e verso i soldati di un esercito nemico alla fine di una guerra persa.

3 commenti su “Recensione del libro “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino”

  1. Complimenti , bellissima recensione .
    Hai catturato l’essenza del libro e il modo in cui ne parli mi ha davvero incuriosito. Mi piace molto come hai descritto i personaggi , l’atmosfera e il riassunto della trama , sembra una lettura coinvolgente e piena di emozioni. Non vedo l’ora di leggerlo anche io!

  2. Grazie per questo sguardo di umanità sulla persona umana. La guerra è sempre fonte di dolore e non ci sono vincitori o vinti

  3. Ancora una volta la donna usata come “cavia”…il.periodo era durissimo però l’idea di mettere una donna a rischiare la sua vita per salvare quella di un uomo è orrendo e orribile.
    Grazie a chi da voce a queste povere donne costrette dal sistema violento ed ignobile.

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