Dopo la bonifica partita lo scorso anno della “fabbrica dei veleni” ex C&C, delle 52.000 tonnellate di rifiuti tossici stivate nei capannoni ne restano ancora 49.000. Il problema sono i costi, ovviamente, ma anche una scelta, da parte delle istituzioni, di come impiegare i soldi a disposizione.
Attualmente la situazione è in stallo. Una possibilità può arrivare con l’inserimento dell’ex fabbrica, nelle “zone di attenzione” del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), vale a dire quelle a rischio idrogeologico per le quali il Ministero stanzia dei fondi. L’area occupata dai capannoni della ex C&C e le aree limitrofe sono in effetti considerate ad elevato pericolo idraulico e si è sfiorata la tracimazione del canale Vigenzone più volte dal 2010 ad oggi.
Per questo motivo le associazioni e i comitati ambientalisti hanno scritto una lettera chiedendo alla Regione Veneto di attivarsi con sollecitudine.
Speriamo oltre alla beffa dell’impunità dei colpevoli (che in primo grado di giudizio erano stati pesantemente condannati ma poi è finito tutto in prescrizione per scadenza dei termini) non vi sia anche il danno enorme lasciato all’ambiente e alla collettività.
Per conoscere tutta la travagliata storia della “fabbrica dei veleni” C&C rimandiamo al sito del Comitato SOS C&C.