Nella sanità i malati diventano consumatori e i lavoratori diventano strumenti della produzione. Questo sta avvenendo all’ospedale di Schiavonia così come in molti altri nuovi ospedali, tutti per acuti, realizzati con il perverso meccanismo del project financing. Ospedali di cui non si sentiva il bisogno, costosissimi e inadeguati, collocati in zone irraggiungibili, che hanno sacrificato decine di altre strutture, efficienti e spesso di recente realizzazione o ammodernamento.
Ecco che le hall gigantesche di questi nuovi ospedali diventano centri commerciali, ecco che tutti i servizi non strettamente sanitari vengono affidati al gestore privato, che spesso si avvale di coop con personale sottopagato e sfruttato. E così la Usl si scusa se il CUP non funziona, ma è perché il gestore ha qualche problema coi software; così la Uls si rammarica se i bagni non sono molto puliti, ma è perché il contratto prevede che il servizio venga svolto meno frequentemente; e così la Uls si dispiace che i pazienti devano pagare, e profumatamente, per guardare la televisione, ma gli apparecchi a disposizione, di proprietà di un ente esterno e gestiti da un ente esterno, sono un’opportunità in più, presente a pagamento in tutti gli ospedali di primo livello.
Un tempo esistevano i televisori nelle sale comuni, certo presupponeva un po’ di adattamento nella scelta dei programmi da guardare, ma era pur sempre un servizio di base sufficiente a dare ai malati una permanenza confortevole: per molti la televisione è sicuramente un mezzo che aiuta ad affrontare la malattia e la degenza ospedaliera in una miglior condizione psichica. Quei televisori “comuni”, spesso vecchiotti ma gratuiti sono spariti: ora il servizio si è trasformato in lusso, e quindi si paga.
Nuova Monselice