Verso il declino della sanità pubblica nella bassa padovana

Alcune note di Francesco Miazzi – Consigliere Comunale di Monselice, in preparazione del dibattito di giovedì 31 agosto ore 21.00, nell’ambito di Ekopark Festival 2023: “Sanità pubblica sotto attacco: come difenderla?” – Parco Buzzaccarini di Monselice. Interverranno: 𝗖𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗖𝘂𝗻𝗲𝗴𝗮𝘁𝗼 – Consigliere Comunale di Schio, Marina Mancin – Coord. Veneto Sanità Pubblica, 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗗𝗲 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶 – ADL-Cobas, 𝗟𝗶𝗻𝗼 𝗣𝗮𝘀𝗾𝘂𝗶 -Ass. Salus Euganea. Coordina la serata Roberta Polese – Giornalista.

Qui un estratto della trasmissione di #REPORT del 5 dicembre 2022 (rimessa in onda il 21 agosto 2023) che ci restituisce uno spaccato drammatico di com’è stata indebolita la sanità pubblica e la direzione che si è imboccata con la privatizzazione strisciante. https://www.raiplay.it/…/Report—Puntata-del-05122022…

Ripartiamo dagli articoli usciti in primavera con i dati del presidente ANAO-ASSOMED. Dal 2013 al 2023 si sono persi in Veneto 816 posti letto per acuti a gestione pubblica, che come abbiamo visto sono stati ampiamente coperti dagli 833 del privato accreditato.  Se andiamo a vedere le differenze per singola ULSS vediamo che la n. 6 – EUGANEA è quella che ha pagato maggiormente con – 457 posti letto.

Come sappiamo l’ULSS n. 6 – EUGANEA comprende tutta la Provincia di Padova ed ha assorbito anche le ULSS n.15 Alta Padovana e n.17 Bassa Padovana.

Il territorio che è servito dall’ex ULSS 15 Alta Padovana comprende 28 comuni distribuiti su un ambito territoriale di 582 kmq, con una popolazione di poco più di 250 mila abitanti; il servizio ospedaliero è fornito da due ospedali, quelli di Cittadella e Camposampiero, entrambi con 345 posti letto per un totale di 690 posti letto.

L’ex ULSS 17 (Bassa padovana) bacino di 185.000 abitanti distribuiti in 46 Comuni in un’area di 887,9 Kmq ha invece un unico Ospedale con 357 posti letto ordinari e circa 60 diurni. A FINE DEGLI ANNI ‘90 erano presenti 4 ospedali con circa 900 posti letto (350 Monselice, 300 Este e altri 250 tra Montagnana e Conselve) compresa lungodegenza e riabilitazione.

Praticamente quasi tutti i 457 posti letto che mancano dalla ULSS n. 6 – Euganea (ricordiamo, più della metà dei posti letto tagliati nel Veneto) sono stati fatti sparire nella bassa padovana!

NUOVO OSPEDALE: UN GRANDE AFFARE PER I PRIVATI

Copre un’area di 250.000 mq (di cui 37.000 mq di area coperta) acquistati per 3.700.000 €. Costo ufficiale di costruzione 155.000.000 €.

Dalla Trasmissione di Report andata in onda a dicembre 2022 e in replica il 21 agosto 2023:

Polo ospedaliero di Schiavonia: l’Ulss 6 pagherà al concessionario un canone di 32,7 milioni di euro

📍 In provincia di Padova, nella frazione di Schiavonia, è stato inaugurato nel 2014 un nuovo ospedale, l’avveniristico Santa Madre Teresa di Calcutta, che ha sostituito altri quattro ospedali, che alla fine degli anni ’90 contavano insieme più di 800 posti letto: Montagnana, Conselve, Este e Monselice.

📍 Quest’ultimo oggi è quasi tutto vuoto. Risultano utilizzati solo alcuni locali. Mentre quello di Schiavonia è costato ben 172 milioni di euro ed è stato realizzato grazie ad un project financing. Significa che 63,7 milioni di euro li hanno messi le ditte, che hanno vinto l’appalto, che in cambio hanno ottenuto anche la concessione per la gestione dell’ospedale fino al 2039.

Il risultato è che oggi l’Ulss 6 deve pagare un canone annuale, comprensivo dei servizi, di circa 37 milioni di euro, come si può leggere nel bilancio preventivo 2022 dell’Ulss 6. A incassare questi soldi è l’Euganea Sanità Spa, oggi in mano alle banche.

🔎 Qualche giorno dopo l’intervista con l’assessora, il dott. Paolo Fortuna ci ha finalmente risposto, scrivendoci di essere riusciti a rinegoziare il canone con il concessionario e di essere riusciti a ottenere uno sconto, per cui alla fine hanno preventivato di pagare per il 2022 un canone di 32.798.595,08 euro. Questa cifra comprende la disponibilità della struttura di Schiavonia e la gestione dei servizi e delle utenze.

2020 SCHIAVONIA DIVENTA COVID – HOSPITAL

Dal 21 febbraio 2020 il polo di Schiavonia resta “chiuso e destinato a fronteggiare eventuali picchi di ricoveri” e i servizi sono sospesi. Sarà così per oltre due anni, con piccole riaperture e repentine chiusure di reparti. Anche il Pronto Soccorso viene trasformato in Punto di Primo Intervento. Per 185.000 cittadini inizia un calvario indescrivibile, con pesanti disagi dovuti a ricoveri, visite, esami trasferiti in tutti gli altri ospedali della Provincia.

In questi due anni si registrano quasi 12.000 ricoveri in meno, 35.000 accessi in meno al Pronto Soccorso. Nel febbraio 2022 nelle Liste di attesa, si registrano 70mila prestazioni da recuperare. Si parla di 5.853 ricoveri chirurgici,  33.547  prestazioni ambulatoriali, 25mila screening oncologici (per buona parte eseguibili in laboratorio), 5.918 prestazioni ambulatoriali chirurgiche.

DUE ANNI DI MOBILITAZIONI

Emblematica la mobilitazione del 9 aprile 2020, quando 22 Sindaci della bassa padovana indicono una conferenza stampa davanti all’Ospedale di Schiavonia. Ancora una volta manca la Sindaca di Monselice e i Sindaci della Lega. Con puntualità sospetta arriva il Comandante della Polizia Municipale che con altri due agenti identifica e minaccia di sanzioni tutti i presenti, giornalisti compresi.

Settembre 2020, oltre 300 cittadini accolgono l’appello “Un abbraccio per salvare il nostro ospedale” promosso dai consiglieri di minoranza di Monselice, e con interventi, cartelli striscioni fanno sentire la loro voce proprio davanti all’ospedale di Schiavonia.

Dicembre 2021, più di trecento persone tra sindaci, consiglieri, medici e infermieri hanno partecipato oggi 18 dicembre al sit-in promosso davanti all’ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia. 100 medici scrivono a Zaia: “No al covid hospital”. La petizione viene sottoscritta da 3mila cittadini del Padovano, la richiesta è di mantenere le prestazioni sanitarie azzerate per l’emergenza Covid.

Febbraio 2022: raduno di oltre quattrocento persone per ribadire che il “Madre Teresa” di Schiavonia deve tornare ad essere l’ospedale per acuti ed emergenze. I 44 sindaci della Bassa padovana, le associazioni sindacali, parlamentari, consiglieri regionali, associazioni di categoria e semplici cittadini, a due anni esatti dalla prima chiusura del nosocomio per l’emergenza Covid, si sono dati appuntamento davanti all’ospedale per ribadire con forza “Stop al Covid Hospital”.

2023 – DAL PUBBLICO AL PRIVATO

Le notizie che arrivano dagli Ospedali Riuniti Padova Sud, sono sempre più preoccupanti: fuga di medici e infermieri, liste di attesa impossibili, prestazioni assegnate negli altri ospedali della provincia, dirottamento alle strutture private convenzionate, informazione e servizi sempre più carenti. In buona parte è l’effetto derivato dalla trasformazione della struttura in Covid-Hospital, ma probabilmente anche di un disegno più articolato. 

Per capire meglio i riflessi di questa chiusura e del depotenziamento, riportiamo il caso di una Clinica privata (non convenzionata) che ha festeggiato in primavera i 10 anni di attività, praticamente gli stessi dell’apertura dall’ospedale di Schiavonia e che si trova a 6 km di distanza.

Queste le dichiarazioni rilasciate alla stampa: “Il grande salto lo abbiamo fatto col Covid, ci siamo fatti trovare pronti … siamo dei privati puri, non godiamo di accreditamenti o convenzioni, ogni nostro investimento è frutto della nostra organizzazione imprenditoriale … molti professionisti della sanità pubblica, ovviamente regolarmente autorizzati, operano nella nostra struttura.”

Oggi questa struttura garantisce 1200 interventi chirurgici l’anno, conta 500 pazienti ogni giorno, 180 professionisti coinvolti e si stima in almeno mezzo milione il numero di accessi.

E il fatturato? È passato da 5 milioni annui del pre-pandemia a 10 milioni di €, unica Clinica completamente privata a superare questa soglia economica!

Ora da qualche mese, la stessa struttura è la prima Clinica privata a diventare “Casa di cura” in Veneto. Il nuovo reparto potrà accogliere 9 pazienti in lunga degenza, per periodi da una a cinque notti. Nove stanze singole con bagno privato e TV, alcune con terrazzino, in cui i pazienti affiancati da medici e infermieri, potranno trascorrere alcune notti dopo interventi importanti. E l’inaugurazione è avvenuta alla presenza di tante autorità, di parlamentari, sindaci e amministratori, gli stessi che dovrebbero difendere la sanità pubblica…

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