Dopo oltre mezzo secolo dall’approvazione della storica 1097, dopo oltre 20 anni dal progetto cave, e dopo più di 4 anni dalla L.R. 13 del 2018, si presenta l’occasione per una decisione che potrebbe assumere valenza “storica”: e cioè la fine definitiva dell’estrazione a cielo aperto in tutta l’area dei Colli. L’intervento di Christianne Bergamin a nome delle Associazioni Ambientaliste del Parco dei Colli Euganei.
Assume un particolare rilievo la scadenza verso la quale ci stiamo ormai avvicinando: quella che prevede per il prossimo gennaio 2023 la chiusura di 5 delle 6 cave di trachite da taglio a cielo aperto ancora attive sui Colli e site nei comuni di Vo’ e di Cervarese. Resta solo una sesta cava la cui scadenza è prevista per il giugno 2025. Ma c’è anche una cava che è stata regolarmente autorizzata nel luglio 2021 a proseguire lo scavo per un altro quinquennio (al quale ne potranno seguire altri 2), ma con modalità del tutto innovative rispetto al passato, cioè solo scavando in sotterraneo.
Si presenta l’occasione per una decisione che potrebbe assumere valenza “storica”: e cioè la fine definitiva dell’estrazione a cielo aperto in tutta l’area dei Colli.
Ricordiamo i passaggi più significativi che hanno portato a questa scadenza:
– La legge nazionale 1097 del 1971 che ha drasticamente ridimensionato l’assalto allora in atto da parte delle cave prevedendone la chiusura a partire da tutte quelle di maggior impatto paesaggistico;
– Il “progetto cave” adottato dal Parco nel 1997 e approvato dalla Regione nel 2001 che ha previsto la chiusura definitiva anche delle cave di materiale per cemento e un prolungamento di 3 quinquenni per quelle di trachite da taglio;
– La legge regionale 13 del 2018, in particolare l’art. 32, che ha previsto a quali condizioni consentire l’eventuale prosecuzione dell’attività nelle cave di trachite dopo la scadenza dei 3 quinquenni di cui sopra;
– L’autorizzazione il 15.7.2021 alla cava “La Speranza – Monte Altore” in comune di Vo’ a continuare la prosecuzione dell’attività, ma solo “in sotterraneo”, come stabilito dalla legge appena citata.
Questi ultimi 2 provvedimenti delineano quella che a nostro avviso si presenta come la strategia più opportuna per dare una risposta ai 2 problemi che si presentano: da un lato far cessare definitivamente l’attività estrattiva sulla “pelle” dei Colli, dall’altra di garantire la possibilità di poter ancora disporre della trachite da taglio per lavori di particolare interesse storico-culturale. Si tratta infatti di consentire l’eventuale prosecuzione a condizione di non provocare ulteriori guasti ambientali, cioè prevedendo la prosecuzione solo scavando in sotterraneo, come nel caso sopra citato.
E’ una prospettiva che non dovrebbe trovare particolari ostacoli, a meno che non li si creino puntando per esempio, sulla base di discutibili interpretazioni, a proseguire l’attività di scavo a cielo aperto.
Ci auguriamo che il Parco, principale responsabile delle decisioni da adottare, esponga chiaramente e quanto prima le decisioni che intende prendere, non aspettando comunque l’ultimo momento, e questo anche per orientare definitivamente tutti gli operatori interessati.
Dopo oltre mezzo secolo dall’approvazione della storica 1097, dopo oltre 20 anni dal progetto cave, e dopo più di 4 anni dalla L.R. 13 del 2018 non sarebbero certo pensabili eventuali ritardi o ripensamenti.
Per contro si presenta invece l’occasione per un’altra tappa storica sulla strada della tutela di questo nostro territorio.
Christianne Bergamin a nome delle Associazioni Ambientaliste del Parco dei Colli Euganei.


