Abbiamo appreso dalla stampa che il gruppo Buzzi Unicem ha sottoscritto un accordo obbligatorio per l’acquisto del 100% del capitale sociale di Cementizillo. I cementifici di Monselice e Fanna cambieranno quindi di proprietà. Parte con questa frase il comunicato del Comitato Popolare “lasciateci respirare”…
Queste acquisizioni rappresentano il tentativo disperato dei cementieri di superare la pesante e irreversibile crisi del settore cemento. Un settore che ha già perso il 60% della produzione e che si prepara a un taglio di un altro 20% della sua capacità nei prossimi anni (http://www.aitecweb.com/Portals/0/pub/Rassegna%20Stampa/2017/02/20170228_Industria_del_cemento_Continuo_declino_con_produzione_al_80.pdf).
Per AITEC questo è dovuto da un costo dell’energia più alto e un prezzo del cemento più basso d’Europa (secondo l’Eurostat è sotto la media Ue del 22 per cento).
Si tratta quindi di uno scacchiere in continuo movimento, dove non si possono escludere ulteriori accorpamenti su scala globale, come recentemente verificato con l’acquisizione di Italcementi alla multinazionale HeidelbergCement.
In ogni caso l’operazione non ci lascia assolutamente tranquilli, poiché Buzzi Unicem ha purtroppo dimostrato un interesse reale nell’utilizzo dei cosiddetti combustibili alternativi. Un sistema che i cementieri utilizzano per rimpolpare i loro profitti, il tutto a discapito della salute dei cittadini e del territorio che li ospita.
Nelle cementerie del gruppo si è passati dall’utilizzo del CDR-P (Combustibile Derivato da Rifiuti – Pirelli) al CDR-Q, dove Q stava per qualità, al CSS (Combustibile solido secondario) fino ad arrivare all’ultimo prodotto denominato “Carbonext” realizzato dalla stessa Buzzi Unicem. Stando alle dichiarazioni del produttore sarebbe un “CSS con finezza elevata” che ha ottenuto sotto questo nome la registrazione europea REACH che definisce e cataloga tutti i prodotti chimici europei. In concreto il solito trucco per nascondere la realtà di un “combustibile” composto per il 65% ca. da rifiuti urbani indifferenziati (RSU) e per il 35% ca. da rifiuti assimilabili (RSAU).
Il salto di qualità sarebbe rappresentato dalla capacità di questo “Carbonext” di poter sostituire per l’80-90% il polverino di carbone o petcoke. Tradotto per l’impianto di Monselice, questo potrebbe significare che le 75.000 t/a di Petcoke lascerebbero spazio all’incenerimento di 68.000 t/a di rifiuti. Si tratta degli stessi quantitativi bruciati dentro una delle linee dell’inceneritore di Camin e tutto questo, senza i limiti di emissione imposti a questo tipo d’impianti dedicati.
Quindi nulla di nuovo sotto questo profilo, se non il fatto della consapevolezza di trovarci di fronte ad un gruppo molto potente e preparato, capace di ottenere appoggi e autorizzazioni in ogni realtà territoriale lungo la penisola.
Nel nostro caso rimane il profondo rammarico di vedere queste operazioni calate all’improvviso, nel silenzio complice o nell’assoluta incapacità dei nostri amministratori di governare questi passaggi, tenendo conto della situazione sanitaria e delle aspettative future per quest’area.
Seguiremo con attenzione gli sviluppi della situazione, consapevoli della forza di questo territorio, apertamente contrario all’incenerimento di rifiuti e orientato verso il superamento di queste produzioni insalubri.
Pronti da subito a riprendere le nostre mobilitazioni.
Comitato Popolare “lasciateci respirare”
In Val d’Arda, provincia di Piacenza, stiamo combattendo da due anni e mezzo con Buzzi Unicem che cerca di bruciare CSS nello stabilimento di Vernasca.
Il progetto presentato a fine 2014 prevedeva che la cementeria avrebbe iniziato ad utilizzare il famigerato CarboNeXT, dopo un anno e mezzo di lotta popolare, manifestazioni, osservazioni al progetto da parte di noi cittadini il progetto è stato approvato dalla Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna, peccato che all’ultima seduta della Conferenza dei Servizi la parola “CarboNeXT” sia sparita dal progetto e si sia passato a parlare in generale di tutti i CSS-combustibili assimilabili a CarboNeXT secondo le previsioni del “Decreto Clini” (D.M. n°22/2013).
Come cittadini abbiamo presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sia contro il “Decreto Clini” che contro l’approvazione del progetto.
Il tutto per dirvi di non focalizzarvi troppo su CarboNeXT: l’azienda ne parla nei progetti per far credere di avere inventato un prodotto assolutamente unico, inimitabile e migliore, poi quando otterrà i permessi brucerà qualunque CSS, si chiami “CarboNeXT” o meno.
Grazie Marcello, hai fatto bene a precisare e darci ulteriori elementi. Purtroppo conosciamo molto bene anche la vicenda del CSS come potrai ricavare scorrendo gli articoli su queste pagine. Seguiamo e sosteniamo tutte le iniziative che chiedono l’abrogazione del “Decreto Clini” e cercano di impedire l’incenerimento dei rifiuti in qualsiasi tipo d’impianto. Restiamo in contatto
Per maggiori informazioni su Buzzi Unicem a Vernasca (colline della Val d’Arda, PC) e il suo progetto “CarboNeXT®” per la co-combustione di CSS, vedere:
• https://www.facebook.com/groups/867770326595124/files/
• https://www.facebook.com/BastaNocivitaInValDarda/
• http://nocarbonext.blogspot.it/
Ovviamente noi rimaniamo a Vostra disposizione per qualunque ulteriore informazione, documento consiglio e supporto Vi possiamo fornire da qui.
DAI DAI DAI!!!