Rocca: incuria e degrado sulla Via del Santuario

Dopo l’accesso al Mastio federiciano, inibito da mesi per una gestione fallimentare della Regione Veneto, il Colle della Rocca deve fare i conti con altri aspetti altrettanto pericolosi.

I grandi lavori di restauro della Pieve di Santa Giustina, costati 700.000 €, rischiano di essere oscurati dalla precaria situazione in cui versa la Via del Santuario. Da tempo evidenziamo che per il Colle e per “la strada più bella del Veneto“, com’è stata definita da Gian Antonio Cibotto, occorre prendere provvedimenti tempestivi e drastici.

Pavimentazione, intonaci, muretti di contenimento offrono un’immagine tanto brutta quanto pericolosa. Buchi sul ciottolato sono stati rattoppati con pezze di asfalto, tratti di cordonata dei muretti rischiano di cadere sulla strada, molti “masegni” dei marciapiedi sono sollevati e traballanti, l’intonaco sbrecciato si trova ovunque.

La situazione più precaria è quella in cui versano le mura di contenimento delle sette chiesette, con blocchi di trachite staccati e precipitati sulla strada, un muro ormai completamente scollato dalle scalinate del percorso vicino alle chiesette, dove emergono decine di blocchi staccati o in procinto di cadere. Oppure crepe vistose sui muri laterali delle chiesette che presagiscono crolli imminenti.

Si sta rischiando che migliaia di turisti, tornino a casa con un’immagine d’incuria e degrado, costretti peraltro a schivare le decine di auto che mattina e pomeriggio imperversano in Via del Santuario, fino a intasare il tratto oltre la porta dei “leoni comitali” di fronte al “Belvedere”. 

Serve un finanziamento straordinario per l’immediato avvio di questi lavori di restauro e la messa in sicurezza. Serve un provvedimento del Sindaco che inibisca il transito delle auto ai non residenti. Serve prevedere l’estensione dell’apertura in orario serale e punti di ristoro mobili. Servono dei servizi igienici fruibili. Serve liberare e bonificare la cava della Rocca. Serve rilanciare la richiesta per far diventare il Colle patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, un iter avviato nel 2005 ma, di fatto, mai sostenuto.

Per tutto questo non servirebbe molto. Sarebbero sufficienti delle amministrazioni comunali e regionali che dimostrassero un po’ di coraggio e maggior amore per il proprio patrimonio ambientale e architettonico, capaci di abbandonare progetti inutili, costosi e pericolosi come quello dell’ascensore, per dedicarsi alla salvaguardia e alla valorizzazione del Colle. Dopo anni non bastano più gli annunci, servono atti concreti prima che la situazione diventi irreparabile.

Comitato popolare “lasciateci respirare”

Gazzettino 02-11-2018
Gazzettino 27-10-2018

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