Rispunta la follia dell’ascensore nella Rocca

Il Sindaco Francesco Lunghi, nel tentativo di rispondere alle pesanti critiche che gli arrivano dagli operatori economici del centro storico, ritira fuori una serie di conigli dal cilindro tra i quali la conclusione dei lavori dell’ascensore nella Rocca.

La nostra contrarietà non l’abbiamo mai nascosta ed è stata negli anni ampiamente documentata. Si fonda su vari elementi, che vanno dall’estrema fragilità del Colle allo stravolgimento nella fruizione del patrimonio architettonico presente, passando per l’insostenibilità economica di gestione per un impianto di risalita di queste dimensioni.

Ricordiamo che i cedimenti e crolli interni avevano costretto a sospendere i lavori ben prima del sequestro, abbiamo sotto gli occhi i costanti movimenti franosi che hanno messo a rischio i residenti, evidenziamo ancora la bellezza di un percorso che va vissuto nella parte ascensionale e non viceversa.

Non stupisce che ancora una volta il Sindaco Francesco Lunghi si sia rimangiato la parola data, quella di un referendum tra i cittadini per decidere quale impianto di risalita eventualmente costruire, mettendo ancora una volta tutti di fronte al fatto compiuto di una richiesta da presentare alla società che gestisce i beni della Rocca.

Per casa Bernardini chiediamo si torni alla destinazione a punto di accoglienza e servizio per chi sale sul colle. Visti gli spazi ormai creati col raddoppio si possono ospitare sale didattiche e per esposizioni.

Per l’accesso alla casa, per chi non possa utilizzare la scalinata che parte da villa Duodo, si torni a prevedere quell’”ascensore dietro villa Duodo” come sta ancora scritto nel PRG di Monselice. Ma non tanto, precisiamo noi, partendo dal piano, quanto piuttosto partendo dall’area di parcheggio a fianco di villa Duodo, con un salto quindi di una ventina di metri.

Sarebbero risolti tutti i problemi, non solo di accesso e di approvvigionamento di casa Bernardini, ma di tutto il colle. Perché da casa Bernardini la salita al mastio (circa 500 m) sarebbe alla portata di tutti, disabili compresi, per i quali si potrebbero prevedere adeguati mezzi di spostamento. Mezzi, sia chiaro, che in ogni caso sarebbero indispensabili anche con l’eventuale ascensore il quale, cosa forse a pochi chiara, scarica tutti, disabili compresi, a quota 117, a circa 250 m dalla cima a quota 151.

Sulle altre proposte riguardanti la bonifica e alla destinazione della cava, restiamo aperti al confronto. Magari ripartendo da quei progetti di valorizzazione del colle  e delle aree circostanti che abbiamo consegnato tre anni fa senza essere degnati di ascolto o risposta.

http://www.padovanabassa.it/la-rocca-diventa-progetto-partecipato/

Quindi, dobbiamo ricordare che il dialogo può esserci quando ci sono entrambe le parti che lo alimentano. Se invece Lunghi intende proseguire con la logica delle scelte imposte, i comitati, le associazioni e i cittadini faranno ogni cosa possibile per salvare il colle da follie come questa dell’ascensore interno, dannose tanto sotto il profilo culturale quanto sotto quello economico.

Comitato Popolare “lasciateci respirare”

  • Riproponiamo il link di un servizio con risalto nazionale, apparso sul Corriere della Sera, a firma di Sergio Rizzo.
  • A proposito dell’inchiesta giudiziaria consigliamo la lettura di questo intervento di “Italia Nostra”.

 

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