Sotto l’ex Italcementi le falde cariche di Cloroformio. 8 mesi di silenzio Arpav

Con una tempistica che grida vendetta scopriamo solo ora che il 23 gennaio 2018, Arpav ha eseguito un prelievo nelle acque sotterranee del sito di Italcementi di Monselice. Dati preoccupanti e ritardi inspiegabili.

Due mesi dopo (il 20 marzo) i laboratori consegnano i risultati dai quali emerge un dato preoccupante: il triclorometano arriva a 0,24 (µg/L) superando di oltre una volta e mezzo il limite di 0,15 (µg/L) stabilito dal D.lgs.152/2006 per la soglia di contaminazione nelle acque sotterranee.

Ebbene, devono passare altri 8 mesi perché Arpav trasmetta gli esiti al Comune di Monselice, che li riceve il 23 novembre e li rende pubblici il 4 dicembre. Il perché di questo nuovo, inspiegabile ritardo, rimane un completo mistero.

Ricordiamo che stiamo parlando di triclorometano, meglio conosciuto come cloroformio, che lo IARC considera un “possibile cancerogeno” per l’uomo e sostanza tossica per gli organismi acquatici.

A fronte di questi risultati si dovevano attivare le misure di messa in sicurezza, analisi di rischio per poi avviare la bonifica della falda.

A leggere la lettera che il Comune di Monselice ha inviato ad Arpav e Provincia, appare evidente che nulla di tutto ciò sia stato fatto in questi 8 mesi.

La risposta di Arpav  questa volta è arrivata nel giro di 24 ore. Appare come un tentativo di “arrampicarsi sugli specchi” che non solo non spiega il ritardo nella trasmissione di questi dati, ma mette in luce una pericolosa tolleranza nei confronti di Italcementi.

Scopriamo, infatti, che le attività d’indagine dovevano svolgersi da inizio Gennaio 2018 e che la consegna della relazione descrittiva, doveva essere completata nei primi giorni di Marzo 2018. Ma il “report d’indagine” in capo al gruppo cementiero non è mai arrivato in Provincia, Ente responsabile del procedimento.

Se la presenza del triclorometano viene indicata di origine naturale, si può accertare analizzando gli isotopi del carbonio.

Purtroppo il Triclorometano è anche una sostanza chimica prodotta dall’uomo, utilizzata in passato come anestetico inalatorio o come solvente in particolari processi chimici o industriali.  Un massiccio impiego nei decenni precedenti, era quello per la produzione di freon R-22 usato come fluido refrigerante (messo al bando, per via dell’effetto distruttivo sullo strato di ozono dell’alta atmosfera).

Valori fuori norma per il cloroformio sono imputabili ad altri fattori antropici: ad esempio clorurazione (immissioni di cloro nell’acqua per purificarla) oppure sversamenti di rifiuti a monte della falda.

Nello studio Arpa Piemonte, dove si prendono in esame le attività d’impiego del Cloroformio (Triclorometano, Metano tricloruro) troviamo tra le altre, le attività di raffinerie di petrolio e gas; fonderie di metalli ferrosi; produzione di clinker e calce viva; incenerimento rifiuti urbani; eliminazione rifiuti pericolosi; discariche etc.

Analoghi fenomeni d’inquinamento sono stati riscontrati a ridosso d’inceneritori o nelle falde circostanti l’Ilva di Taranto.

Tutti motivi che impongono un approfondimento e provvedimenti immediati. Va capita l’estensione di questo inquinamento, vanno fatte analoghe verifiche sulle falde sottostanti all’ex cementificio Zillo di Este e alla Cementeria Buzzi di Monselice.

E per quanto concerne l’ex stabilimento di Italcementi, rimaniamo in attesa di risposte alle dettagliate denunce che abbiamo presentato ormai un anno e mezzo fa.

Purtroppo, prima di riempirsi la bocca di Masterplan vari, è indispensabile capire come si possa procedere al risanamento ambientale d’intere aree, dove siano chiamati a pagare i responsabili e non i cittadini.

Comitato popolare “lasciateci respirare”

09-12-2018

Articolo su “PadovaOggi”

Qui il servizio al #Tg3 #Veneto in onda il 6 e 7 dicembre 2018.

Un breve video di commento

articoli de “Il Mattino di Padova” e “Gazzettino” del 5, 6 e 7 dicembre 2018

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