In questi giorni con la notizia dell’assoluzione degli imputati collegati al progetto di ascensore nel Colle della Rocca, si è riaperto un dibattito con la ripresa di alcune posizioni già note e con altre inaspettate. Le tesi dei favorevoli al progetto rappresentano un fatto che può essere fonte di confronto. Affermazioni superficiali e gratuite che spesso dimostrano una conoscenza approssimativa del tema e dei suoi sviluppi nel corso degli anni, rischiano di confondere la realtà lasciando il campo al qualunquismo e al leonismo da tastiera.
Abbiamo già espresso una nostra opinione, confermando che le sentenze vanno sì rispettate, ma non necessariamente condivise! Abbiamo quindi cercato di ricostruire le tappe principali della vicenda per rinfrescare la memoria e informare chi non conosce i vari aspetti di questa vicenda.
– La prima opposizione al progetto parte all’inizio del 2007 quando attraverso un accesso agli atti si apprendono i contenuti del progetto iniziale, che tra le altre cose prevedeva l’UTILIZZO DI ESPLOSIVO.
Per realizzare un impianto di risalita lungo 120 m, dalla Cava della Rocca a mezza costa del Colle era previsto un tunnel inclinato di 55°, costruito con scavo di cunicoli nella roccia. La CAPACITA’ DI CABINA era calcolata per 18 – 25 persone, con una PORTATA ORARIA che variava dalle 300 alle 450 PERSONE. A destare impressione era la SEZIONE DI SCAVO prevista in 25-30 mq per un VOLUME DI SCAVO calcolato sui 4500 m3. Le TECNICHE di SCAVO erano tese a PRESERVARE i BLOCCHI DI TRACHITE ESTRATTI, in buona parte destinati alla vendita. Quello che pochi sanno o fingono di non ricordare era il METODO di SCAVO, che ad una prima PERFORAZIONE avrebbe fatto seguire l’UTILIZZO DI ESPLOSIVO.

Venerdì 16 febbraio 2007 alla Biblioteca del Castello, in collaborazione con il Gruppo regionale dei Verdi, viene proposto un CONFRONTO PUBBLICO su ” I nuovi progetti per il colle della Rocca, tra la tutela del patrimonio monumentale e le strategie dell’offerta turistica”. Tra i relatoriGianni Sandon (Comitato difesa Colli), Giuseppe Bezzon (già membro del Cons. d’Amm. della Società Beni La Rocca) e Francesco Miazzi per ilComitato Popolare “lasciateci respirare”. Il dibattito coordinato da Renzo Mazzaro (giornalista) raccoglie le prime opposizioni dei numerosi cittadini presenti. Dopo i disastri causati dalle escavazioni dei Cini, risentire le mine scoppiare nel Colle, a poche decine di metri da importanti emergenze architettoniche, provoca sdegno e rabbia tra tantissimi cittadini.
Le manifestazioni di dissenso e le proteste fanno cambiare idea alla Regione Veneto e nel maggio 2007 viene redatto un nuovo progetto preliminare. Un Ascensore scavato nella roccia: un grande foro di circa 42-44 mq a forma di “L”, lungo complessivamente circa 180 m, con asporto di trachite e materiale vario di circa 8.000 mc, con una portata oraria di 450 persone. Per il funzionamento di quest’impianto si richiede la presenza di almeno 2 addetti. Il Presidente della Società Rocca di Monselice s.r.l., senza uno studio appropriato, si propone di far arrivare in cima al Colle 100.000 turisti l’anno! Mancano però la relazione geologica e non vi è traccia un piano di gestione economica dell’impianto.

– Il progetto di ascensore s’inseriva in un’articolazione più ampia d’interventi:
- Il raddoppio dell’ex Casa Bernardini, che prevedeva la sua trasformazione in locanda (12 posti letto e ristorante da 60 coperti), con una seria alterazione del profilo e con la dispersione delle acque nere sulla “necropoli longobarda”;
- La torre d’accesso al Mastio, alta ben 14 metri, costruita in ferro e ricoperta in doghe di larice siberiano, ancorata al suolo mediante 14 micropali piantati sui resti della torretta esistente;
- Il Museo delle fortificazioni, da realizzare sulla sommità del colle, ricostruendo nuovi volumi sopra i resti medioevali che si trovano a ridosso della prima cinta muraria.

Il PRG all’epoca vigente all’art. 37, dal titolo “P.P.1- Piano Particolareggiato “Parco della Rocca”, tra gli “Interventi ammessi” indicava, al punto h: “ascensore panoramico, dietro villa Duodo”. Il Responsabile del Procedimento, rispondendo alla richiesta inoltrata dalla Regione, rilasciava una dichiarazione di compatibilità urbanistica che riportiamo di seguito testualmente: “visto l’art. 37 delle NTA e le tavole cartografiche della vigente variante al PRG per la zona di Centro Storico in cui viene indicato una localizzazione indicativa del nuovo ascensore…”.
Il PRG prevedeva quindi un ascensore “panoramico”, cioè esterno al colle e non in galleria, situato esattamente dalla parte opposta del colle, lungo poche decine di metri e non un centinaio.
Ma utilizzando questa incredibile interpretazione dell’Ufficio Tecnico comunale, si è autorizzato lo scavo del Colle per installare il nuovo ascensore. Mancavano non solo le condizioni di compatibilità urbanistica col PRG del Comune di Monselice, ma altresì col Piano Ambientale del Parco dei Colli Euganei, poiché negli “intorni” delle emergenze architettoniche il c. 2 dell’art. 33 delle NTA del Piano Ambientale vieta categoricamente “interventi edilizi e infrastrutturali di nuova costruzione od ampliamento di strutture esistenti”.
– Si cerca di aprire un confronto su queste proposte progettuali, ma il triangolo politico dell’epoca (Giancarlo Galan Presidente della Regione Veneto, Fabio Conte Sindaco di Monselice, Simone Borile al Parco Colli) chiude ad ogni proposta e marcia spedito con l’avvio del cantiere, arrivando a negare l’uso della BIBLIOTECA DEL CASTELLO di Monselice ai Consiglieri Regionali per un incontro sul tema che si doveva svolgere il 5 ottobre 2007.
Qualcuno, che all’epoca era evidentemente in tutt’altre faccende affaccendato, ha parlato del (pre) giudizio di pochi, quando in realtà, sempre nei primi di ottobre, nel giro di pochissimi giorni un appello “ASCENSORE NELLA ROCCA: FERMARE I LAVORI E APRIRE UN CONFRONTO CON I COMITATI, LE ASSOCIAZIONI E I CITTADINI” fu sottoscritto da circa 1200 cittadini e da tante REALTA’ ASSOCIATIVE (Comitato Popolare “lasciateci respirare” – Ass. “il Colibrì” – Comitato Difesa Colli – Lab. Fuori Controllo – Monselice, CGIL Padova, Verdi-Lista del girasole, Associazione Difesa lavoratori – Cobas, Associazione “la Bilancia” Este, Circolo Legambiente “dai Colli all’adige” – Este, Gruppo Civico per Monselice, Consiglio Regionale di “Italia Nostra”, WWF, DS, Associazione per il PD, ARCI, Cittadini Attivi; Lista civica Arcobaleno di Este, Associazione “La Vespa”, La Biolca, AIAB Veneto, Grilli Padova, etc…). Contestualmente ben 70 esponenti del Mondo Accademico esprimevano la condivisione dell’appello e la loro contrarietà ai progetti in atto sul Colle della Rocca.
– MA NON SI TRATTAVA SOLO DI UN’OPPOSIZIONE PER L’IMPATTO AMBIENTALE…
Cittadini, associazioni ed esponenti del mondo accademico chiedevano se quest’ascensore fosse davvero un’opera utile. L’impianto proposto rappresentava un’offesa al percorso storicamente realizzato, che partendo da Piazza Mazzini permette di vivere un’esperienza estetica indimenticabile, passando da un’emergenza architettonica ad un’altra (il complesso monumentale dell’ex chiesa San Paolo, l’ex Monte di Pietà, Ca’ Marcello, Villa Nani Mocenigo, il Duomo vecchio, il Santuario delle Sette Chiese, fino a Villa Duodo), sempre con lo sguardo rivolto verso l’alto, ripercorrendo quell’itinerario di pellegrinaggio riconosciuto dal Papa Paolo V come equivalente al percorso devozionale delle sette Basiliche Romane. Far compiere al visitatore un percorso a ritroso, dalla sommità del Mastio fino a Via del Santuario, lo priverebbe di questa splendida visione concepita tra gli altri da illustri architetti come Vincenzo Scamozzi.
– Il 29 ottobre 2007 si svolgeva un Consiglio Comunale aperto, alla presenza di tantissimi cittadini e dove prendevano la parola diversi soggetti interessati. Ma non c’era spazio per ridiscutere i progetti, il cantiere era già operativo e così dopo le diffide, le associazioni furono di fatto obbligate a presentare ricorsi al Tar, segnalazioni ed esposti.
– Il 5 dicembre 2007 il TAR pur riconoscendo la sussistenza della fondatezza in diritto, respinse la richiesta di sospensiva avanzata da Italia Nostra e Legambiente, con questa motivazione: “Osservato che l’opera viene realizzata nel sottosuolo e che conseguentemente, sulla base di un sommario esame, non si evidenzia uno stravolgimento del profilo del colle”. Tutto fu quindi demandato alla causa di merito ed il pronunciamento, impugnato e portato al Consiglio di Stato, nel marzo 2008 confermò il pronunciamento del Tar.

– Maggio 2008 si arriva al sequestro del cantiere.
L’indagine era stata promossa a seguito di una segnalazione inviata da esponenti dell’associazionismo ambientalista. L’istruttoria era stata eseguita dai Carabinieri e dagli Agenti del Corpo di Polizia Forestale dello Stato i quali avevano trasmesso le loro considerazioni al P.M. Roberto D’Angelo. Anche il P.M. aveva rilevato elementi fondanti nell’esposto ed aveva avanzato la richiesta d’indagine sulle figure responsabili degli atti. A questo punto il fascicolo venne trasmesso al G.I.P. Paola Cameran che disponeva il sequestro cautelare del cantiere mettendo sotto indagine 6 persone: l’ingegner Massimo Valandro, ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Monselice, unico inquisito per falso ideologico, reato che ha fatto scattare il sequestro; il direttore dell’Ente Parco Colli Nicola Modica, il responsabile dell’Ufficio tecnico della Regione Veneto Andrea Cisco, il direttore dei lavori Andrea Dall’Armi, il titolare dell’impresa Eurocostruzioni, Maurizio De Rossi e Isidoro Prevedello titolare dell’omonima ditta, tutti sotto inchiesta (a vario titolo) per abuso edilizio e distruzione di bellezze ambientali e culturali.
– I legali della Regione Veneto avevano immediatamente presentato “Istanza di dissequestro” del Cantiere, ma anche il Tribunale del riesame ritenendo evidentemente fondate le presunte irregolarità, respinse la richiesta.
Il processo in primo grado si era chiuso il 7 febbraio 2014 con l’assoluzione per intervenuta prescrizione. Il giudice aveva rilevato che “non ricorrono evidentemente i presupposti per un proscioglimento nel merito”. Assolveva inoltre due degli imputati dal reato di falso “perché il fatto non costituisce reato”, e quindi per “mancanza dell’elemento soggettivo” pur rilevando che uno degli imputati aveva approvato un’istruttoria “fondata su elementi parzialmente errati”.
Ora dopo 15 anni, altri Magistrati hanno ritenuto di assolvere questi imputati “per non aver commesso il fatto”. Sentenza che attendiamo di leggere con interesse e curiosità (entro 60 giorni).
Che dei magistrati prendano decisioni così diverse tra loro crediamo sia se non altro il segno della complessità e della farraginosità delle questioni trattate. Caso purtroppo più che frequente ma particolarmente evidente per la vicenda in questione. Se già questo non consente facili trionfalismi, aggiungiamo che per quanto ci riguarda l’opposizione al progetto della Regione, è sempre stata motivata al fondo soprattutto da valutazioni di ordine politico-culturale ed anche economico.
– COSA È ACCADUTO DURANTE L’AZIONE DI SCAVO?
Nessuno vuole ricordare i problemi sollevati nel maggio 2008 dalla stessa Ditta costruttrice prima ancora del sequestro giudiziario. La trachite non aveva la consistenza preventivata dagli studi progettuali, e come più volte segnalato, i grossi blocchi hanno lasciato spazio ad un conglomerato misto di terra e sassi di piccola pezzatura. La presenza d’infiltrazioni d’acqua ha fatto il resto e si è giunti così a una situazione di pericolo di crolli in galleria e a serie difficoltà nella prosecuzione dello scavo. La Ditta aveva, infatti, sospeso i lavori chiedendo una proroga per l’ultimazione degli stessi e una revisione dei costi a causa degli “imprevisti” di tipo tecnico-geologici incontrati nello scavo.

– GLI ALTRI PROGETTI CHE FINE HANNO FATTO?
– Ex casa Bernardini con il costo di circa 1 milione di €, è stata ampliata e ristrutturata ma mai messa in funzione.
– La Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, con provvedimento del 30.9.2009 (sulla base del parere del 21.5.2009 del Comitato tecnico-scientifico per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali), ha sostanzialmente bocciato il progetto del sistema di accesso al Mastio, rappresentando nel contempo “l’esigenza di prestare maggiore attenzione alle caratteristiche del percorso pedonale che dall’abitato di Monselice conduce alle emergenze medievali sulla sommità del Colle”.

NON SOLO DEI NO, MA TANTE ALTRE PROPOSTE
Va ricordato che alla netta opposizione a questi progetti, le associazioni ambientaliste e di difesa del patrimonio architettonico, hanno sempre affiancato proposte serie, articolate, praticabili e poco costose. In particolare quelle suggerite per superare la scalinata dopo villa Duodo e facilitare così sia l’approvvigionamento della casa Bernardini che l’accesso al colle anche da parte dei disabili. Inoltre non si sono mai stancate di denunciare la grave situazione in cui versa il Colle con i frequenti movimenti franosi, la presenza di una discarica nella cava, l’abbandono e il degrado di gran parte del patrimonio architettonico (dall’ex casa Cattin, a Via del santuario, al percorso delle 7 chiesette, ai sentieri…) per non parlare della chiusura all’accesso all’area del Mastio che salvo rare eccezioni dura dal 2018 o della scala per entrare nel Mastio che da cinque anni tiene banco sulle delibere regionali.
Ne citiamo alcune tra le più recenti:
2015 https://www.padovanabassa.it/italia-nostra-dice-no-allascensore-nella-roccia-e-propone-alternative/
2015 https://www.padovanabassa.it/ascensore-nella-rocca-necessita-o-miopia/
2015 http://www.padovanabassa.it/la-rocca-diventa-progetto-partecipato/
2016 https://www.padovanabassa.it/dalla-rocca-allarea-italcementi-gli-spunti-di-un-convegno/
2016 Sergio Rizzo, noto giornalista del Corriere della Sera, è approdato a Monselice per verificare di persona la situazione che si è determinata a seguito del progetto di Ascensore nella Rocca, che ricordiamo, è stato recentemente rilanciato dai nostri amministratori. Riportiamo l’articolo e il video https://www.padovanabassa.it/la-rocca-di-monselice-sfregiata-per-un-ascensore-mai-installato/
2018 https://www.padovanabassa.it/rocca-incuria-e-degrado-sulla-via-del-santuario/
2019 manifestazione https://www.padovanabassa.it/per-il-parco-colli-per-la-rocca-per-un-territorio-libero-dai-veleni/

– CONCLUSIONE
Auspichiamo che idee così strampalate, pericolose e costose come quella dell’ascensore nella roccia siano definitivamente accantonate e si dedichi finalmente al futuro della Rocca e del suo contesto (che arriva a comprendere e coinvolgere quantomeno anche le altre città murate della Bassa) quella rispettosa attenzione che è nell’interesse di tutti. Restiamo dell’opinione che le scelte per un “bene comune”, vadano ponderate e condivise da tutte le componenti sociali ed istituzionali. Chi intende proseguire con la logica della sfida, dell’autosufficienza e dell’arroganza rischia di produrre altri danni, forse irreparabili, a questo patrimonio storico, architettonico e ambientale.


